Pd, M5S e renziani se le suonano di santa ragione sulla manovra. Poi esce Conte e dice: «È tutto ok»
La sceneggiata di Pd, M5S e renziani sulla manovra non avrebbe mai potuto avere un finale diverso. Dopo ore e ore di litigi, con la rottura a un passo, Conte si presenta in conferenza stampa come se fosse al ritorno da una gita. Recita la parte del premier soddisfatto, alla meglio di così non si può. Annuncia l’intesa giallorossa: «Abbiamo un quadro completo». E ancora: «L’accordo è totale». Per poi chiudere con lo slogan: «Non siamo il governo delle tasse».
I sorrisi di Conte, i volti scuri di Pd, M5S e renziani
Il sorriso stampato non riesce però a nascondere la realtà dei fatti. I malumori sono evidenti, escono indiscrezioni su indiscrezioni. I nodi non sono stati sciolti, i ministri hanno deciso di rinviare la rissa ad altra data per non naufragare. Il rischio di una rottura definitiva avrebbe portato direttamente alle elezioni e questo Pd e M5S non possono permetterselo. Sono ai minimi termini, i sondaggi parlano chiaro. Meglio stendere un velo pietoso e dare in pasto all’opinione pubblica una commedia.
Nelle stanze di Palazzo Chigi
Chiusi nelle stanze di Palazzo Chigi Pd, M5S e renziani si sono accapigliati, dicendosene di tutti i colori. Pugni sbattuti sul tavolo, minacce di andarsene. Poi il salvagente per non affogare: plastica tax rinviata al prossimo luglio (e c’è chi già annuncia battaglia), sugar tax slittata a ottobre. Chi vivrà vedrà. A conti fatti, per quasi 30 ore la maggioranza ha dato luogo a vertici, liti furibonde, mediazioni. Poi Giuseppe Conte ha informato il capo dello Stato, Sergio Mattarella.