“Il bollino rosso ai nostri cibi inganno delle multinazionali”
«Il nutri-score? È fortemente ingannevole». Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, non ha dubbi e lo dice chiaramente.
Il sistema a semaforo per classificare la qualità degli alimenti con un’etichetta, che solletica Bruxelles, potrebbe diventare realtà. E penalizzare in modo deleterio i prodotti made in Italy.
Il sistema francese nutri-score sta prendendo in piede anche in altri Paesi e Parigi sta spingendo perché sia esteso a tutta la Ue.
«Ecco il punto. La Francia oggi è la capofila a questa forma di etichettatura. Parigi, con le sue mediazioni, cerca di accaparrarsi il consenso dei vari Paesi membri. In poche parole, promette di modificare i parametri per certi alimenti con semaforo rosso per farli al suo progetto. In questo modo si snatura l’efficacia del nutri-score stesso, che comunque è ingannevole».
In che modo?
«Non fotografa assolutamente la quantità consumata. Che uno mangi un chilo di prodotto o 10 grammi, il semaforo è rosso a prescindere. Invece, la quantità di cibo che si assume fa la differenza. Una giusta quantità di prosciutto di Parma o San Daniele non fa male. Chiaro che se ne mangi un chilo può crearti dei problemi, ma questo vale per qualsiasi cibo assunto in eccesso. L’etichettatura voluta dai francesi non ne tiene conto».
La dieta mediterranea diventerà una cattiva alimentazione?
«Martedì, chiudendo i lavori di Farm Europe a Bruxelles ho parlato proprio di questo. Noi siamo il paese più longevo a livello mondiale e rischiamo che il nostro sistema di alimentazione venga messo in discussione a favore di sistemi di altri Paesi, dove i livelli della qualità della vita, dell’obesità, della longevità sono più bassi rispetto al nostro. Dovrebbe essere l’opposto».
E cioè?
«Si dovrebbe prendere come modello nutrizionale il Paese che ha le caratteristiche migliori: più longevità, meno obesità e una spesa sanitaria inferiore per i problemi legati all’alimentazione. Paradossale andare a etichettare il latte col semaforo rosso e la Coca zero con quello verde. È chiaro che dietro c’è una spinta delle multinazionali».
Sono gli interessi economici a muovere tutto?
«Tutto quello che avviene ha sempre una finalità di carattere economico. L’abbiamo visto con i dazi. Non è un caso che gli Usa li introducano sul settore agroalimentare quando la controversia era sul settore aerospaziale. Quando c’è una potenzialità di sviluppo economico per certi prodotti, un Paese cerca di entrare in nuovi mercati, magari difficili da penetrare, dando anche cattive informazioni, come nel caso del nutri-score».
Possiamo ancora correre ai ripari?
«Sì, ma serve un’azione di forza. Non è pensabile trascurare l’importanza di questa cosa».
Come Coldiretti avete qualche iniziativa in serbo nell’imediato futuro?
«Ho incontrato Matteo Salvini, Antonio Tajani, Paolo de Castro e ho parlato anche con i ministri dell’Agricoltura Teresa Bellanova e dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli affinché si introduca un sistema a batteria, cioè che tenga contro della dieta alimentare e non si focalizzi sul singolo prodotto».
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