“Non do la mano alle donne”. Cacciato il militare convertitosi all’islam
“Io la mano alle colleghe donne non la stringo”. È stato licenziato in tronco dall’Esercito tedesco il militare che si era convertito all’Islam e che per questo, negli ultimi tempi, non aveva più alcuna intenzione di salutare le sue colleghe con una stretta di mano.
Una presa di posizione assurda, pur di rispettare le rigidità della fede islamica, che gli è costata il posto di lavoro. In quello che, peraltro, è uno degli eserciti più democratici del mondo. Già, perché come scrive Italia Oggi, il generale Wolf Baudissin (deceduto nel 1993) fece introdurre la cosiddetta “Innere Führung”, una sorta di guida interiore e “libero arbitrio” che permette a ogni soldato delle forze armate teutoniche di poter disobbedire a un ordine considerato non giusto.
Quindi, un soldato dell’esercito della Germania – qualora lo ritenesse opportuno – può rispondere “picche” al proprio comandante, ma non può assolutamente rifiutarsi di salutare con una stretta di mano una donna, che sia o meno in tenuta militare.
È esattamente quello che è successo a un soldato del Bundeswehr della Repubblica Federale Tedesca che, dopo essersi convertito convintamente all’Islam (ed essersi radicalizzato), si era fatto crescere una lunga barba – tratto comune della religione salafita – e si era messo di fatto a osteggiare le donne sue colleghe. Inoltre, scrive sempre Italia Oggi “ha cominciato a pulirsi i denti con una bacchetta, come è costume dei musulmani, a rifiutarsi di mangiare carne di maiale alla mensa, e ha rinunciato a bere vino o birra”. Ma non è tutto, perché avrebbe pure “preteso di andare in ferie durante il Ramadam, e meditava di chiedere il congedo di un anno, da passare in Turchia”.
Secondo gli esperti del Mad, il Militärisher Abschirmdienst, il servizio segreto per il controllo dell’esercito, nel militare in questione si poteva notare una forte radicalizzazione religiosa, che lasciava sospettare tendenze estremiste, potenzialmente pericolose. E quando ha dichiarato “dare la mano a una donna oppure non è affare mio” ha fatto traboccare il vaso. Inutili le proteste e il ricorso in Appello: la Corte Costituzionale militare gli ha dato torto, in toto.
Come si può leggere nel testo di motivazione della sentenza, “il suo comportamento dimostra una intollerabile mancanza di rispetto nei confronti delle colleghe, che rende impossibile il lavoro in comune”. Ed è stato giustamente cacciato.
il giornale.it