Quella lettera del 2002 che inguaia “Giuseppi” sulla sua nomina a prof
Si dichiara trasparente, ma è il primo degli opachi: «Questa è una partita che dovete giocare con il Garante». Inseguito dalle Iene che da mesi gli chiedono di mostrare una fattura, un documento che allontanerebbe una volta per tutte le ombre sul suo passato, Giuseppe Conte anziché scacciarle, ieri, le ha pericolosamente avvicinate.
Precipitato indietro nel tempo, al 2002, allora solo avvocato e professore di diritto che ambiva a scalare l’università, da premier non ha mai chiarito la natura dei suoi rapporti di lavoro, e dunque i suoi possibili conflitti di interesse, con Guido Alpa, quello che ritiene suo maestro, e quello che, da membro di una commissione d’esame, ha contribuito a fargli vincere un concorso da docente ordinario.
È anche grazie al voto di Alpa che Conte ha ottenuto la cattedra all’università di Caserta. Ma i due hanno incrociato anche le loro attività professionali e sempre precisato di non essere soci di studio, malgrado condividessero campanello e telefono. Vicini ma lontani secondo Alpa: «Ho ospitato Conte nel mio studio. Ognuno faceva il suo. Nessuna collaborazione». Ebbene, compagni di «appartamento», diciamola così, Alpa e Conte lo sono stati anche in aula in occasione di una causa che vedeva contrapposta l’Autorità garante della Privacy, Agenzia delle Entrate e la Rai presso il Tribunale di Roma.
Se non erano soci si comportavano come tali e se non erano soci avrebbero dovuto presentare due fatture diverse. Ma soprattutto, se erano soci, Alpa non avrebbe mai dovuto fare parte della commissione che ha esaminato Conte. L’incompatibilità sarebbe eclatante e lo stabilisce l’Anac, l’Autorità anticorruzione.
Ritornando a quella fattura, prende avvio l’inchiesta delle Iene che, di suo, riprende, il caso già sollevato da Repubblica e che non ha mai avuto giusta risposta. Conte ha in passato detto di aver fatturato per suo conto e proprio per «evitare una eventuale comunanza di interessi economici» con Alpa. E però, la fattura non è mai stata esibita. Mai voluta divulgare e sempre facendosi scudo dietro la segretezza professionale imposta dall’Autorità, le Iene hanno così deciso di fare una richiesta di accesso agli atti per visionarla. Si sono dovuti scontrare con Alpa, che si è opposto alla divulgazione, e con lo stesso Conte che non si è opposto alla richiesta, ma che ha «scaricato» il fardello al Garante.
La fattura ancora oggi non c’è, ma da ieri c’è la lettera di incarico, lettera che ha un solo numero di protocollo, un indirizzo unico, un solo studio legale. È quello di «via Sardegna, 38, Roma». I destinatari sono Guido Alpa e Giuseppe Conte. Due di uno, secondo questo documento. La domanda formulata dalla Iene è allora questa: «Perché mandare un’unica lettera ai due professionisti se, come ha sostenuto Conte, si trattava di due incarichi distinti e non c’era un’associazione né di diritto e soprattutto se quell’incarico fu pagato con due fatture separate? E perché Conte non ci ha mai mostrato, come più volte da noi richiesto, la fattura intestata a lui?». E naturalmente sotto la lente ci sono le date.
Conte e Alpa ricevono la lettera di incarico il 22 gennaio 2002. Sei mesi dopo, Conte si presenta al concorso di Caserta che vince e dove sedeva come membro di commissione il professore Alpa, suo estimatore senza dubbio: «Quando si tratta di colleghi bravi, credo si debba aiutarli». Per legge sarebbe un dovere astenersi. Definito, sul Mes, «un bugiardo» da Matteo Salvini, Conte si è ieri difeso agitando un corposo faldone, anzi, ha detto: «Ecco, ve lo allego». Un muro di fogli per attaccare e una sola ricevuta riesce ancora a farlo arrossire
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