La Francia si rivolta contro Macron
Era il 17 novembre del 2018 quando per la prima volta si riversò sulle strade francesi una strana massa di persone con indosso un gilet giallo. A distanza di oltre un anno, il movimento degli gilets jaunes ha raggiunto la fama internazionale, contagiando anche la popolazione del limitrofo Belgio. Il movimento nato per contrastare i rincari dei carburanti del 2019 voluti da Emmanuel Macron e per diminuire la pressione fiscale sui lavoratori non è l’unico nemico coalizzato del primo ministro francese.
Le ferrovie indicono lo sciopero per il ponte dell’immacolata
L’organismo dello Sncf, come riporta il quotidiano francese Le Monde, ha indetto lo sciopero dei ferrovieri per quattro giorni durante la festa dell’immacolata, considerati gli altri traffici attesi lungo le linee ferroviarie. Si stima al momento che allo sciopero prenderanno parte oltre duecentomila persone, paralizzando le strade ferrate della Francia. Contro cosa protestano però i ferrovieri della Francia?
In prima battuta, contro la decisione di abrogare i regimi pensionistici speciali dei quali godevano gli impiegati delle ferrovie, sebbene non sia stato annunciato come obiettivo primario dello sciopero. In secondo luogo, contro la riorganizzazione dell’apparato gestionale delle ferrovie francesi che, a dire dei dipendenti, ha peggiorato non solo le condizioni lavorative ma soprattutto la qualità del servizio offerto ai cittadini.
Non solo le ferrovie, ma anche il sindacato degli insegnanti ha dichiarato lo sciopero per il 5 dicembre. Le accuse rivolte a Macron sono questa volta esplicitamente indirizzate alla riorganizzazione del sistema previdenziale, destinato – queste le accuse – a creare un esercito di pensionati del pubblico che non riusciranno ad arrivare alla fine del mese.
Che cos’è il Macronismo?
Quando il movimento En Marche! aveva ottenuto la maggioranza dei voti al ballottaggio delle elezioni presidenziali, l’idea che il popolo si era fatto riguardo Macron era decisamente differente rispetto a quanto avvenuto. Con il suo volto nuovo, la spinta giovanile e la sua estraneità al mondo politico, sembrava l’uomo perfetto per cambiare il Paese; un volto nuovo di un novello socialismo che con François Hollande aveva affossato l’economia di Parigi. Certamente, un cambio di rotta è avvenuto: a livello internazionale Macron è stato in questi anni maggiormente incisivo del suo predecessore, migliorando la capacità di imposizione e la forza diplomatica del Paese. Sulle questioni interne, invece, ha attuato il concetto socialista di “organizzazione centralizzata dell’economia“, in una sorta di riformismo calato dall’alto. Un “socialismo illuminato” che nasce grazie alla bontà d’animo della classe aristocratica (che risulta essere la sua estrazione sociale) e non dalle spinte propositive del popolo. Particolare che lo rende molto sensibile all’incremento delle entrate erariali attraverso la tassazione e meno diretto al reale soddisfacimento dei bisogni della popolazione.
Che cosa pensa il popolo di Macron?
Il popolo questa volta ha deciso però di non guardare l’ennesimo politico incrementare la pressione fiscale ed è scesa in piazza a protestare. Prima il movimento dei giubbotti gialli e, a ruota, buona parte delle organizzazioni sindacali: ognuno per salvaguardare i privilegi della propria classe. Questa strana situazione nella quale il sindacalismo si ribella al socialismo stesso è molto particolare a livello internazionale, ma evidenzia molto bene la crisi interna alla Francia.
Mentre infatti il Paese di fatto cresce a livello di produzione nazionale, tale realtà non viene percepita dal popolo. Esso viene anzi esautorato non solo dei propri risparmi, ma, tramite i ritocchi previdenziali, anche del proprio futuro. La popolazione della Francia non si sente rappresentata però da questa nuova forma di “imperialismo democratico” ed ha deciso di alzare pubblicamente la propria voce, riportando la battaglia nelle strade della Francia. Questa volta, però, al fianco dei gilet gialli ci saranno anche i ferrovieri, le insegnanti e tutto il popolo francese che non si riconosce più in un’immagine del nuovo che troppo velocemente ha riesumato le abitudini dei propri predecessori.