Nuovi sbarchi a Lampedusa, sull’isola anche la protesta dei tunisini

Si fa sempre più critica la situazione a Lampedusa. I numeri, impietosi, confermano quanto già emerso nei giorni scorsi e cioè che l’isola rischia di essere travolta da una repentina impennata di sbarchi, autonomi e non.

Il primo numero descrive appieno ancora una volta il contesto in cui si trova il locale centro d’accoglienza: a fronte di una capienza massima di 95 persone, attualmente all’interno sono ospitati 240 migranti. E dire che non si fermano le operazioni di trasferimento verso Porto Empedocle: lunedì 70 persone lasciano l’isola per raggiungere la Sicilia, ieri altre 80 vengono imbarcate nel traghetto di linea per il porto agrigentino, ma gli arrivi sono più delle partenze.

Soltanto nella giornata di giovedì a Lampedusa approdano 130 persone e non si tratta della somma degli sbarchi effettuati con piccoli gommoni, come avviene fino a qualche settimana fa. Nei dintorni dell’isola, tornano a farsi vedere anche grandi imbarcazioni con decine di persone a bordo. Giovedì, per l’appunto, la Guardia di Finanza scorta fin dentro il porto un peschereccio con 108 migranti assiepati al suo interno. Poi un altro approdo, questa volta autonomo, in una delle spiagge di Lampedusa porta il conto complessivo di un’altra difficile giornata a 130.

E questa notte si ha notizia di altri 28 migranti arrivati dopo le operazioni di soccorso compiute dalla Guardia di Finanza, allertata da un peschereccio che nota, ad un miglio dalla costa, la presenza di un’imbarcazione diretta verso l’imbocco del porto di Lampedusa. A bordo cittadini ivoriani e camerunensi, suddivisi 19 uomini, 8 donne ed un bambino. Molto probabilmente dunque, a giudicare dalla nazionalità dei migranti in questione, il barcone è partito qualche ora prima dalla Libia.

Su Twitter intanto, Alarm Phone denuncia una presunta omissione di soccorso da parte delle autorità maltesi, visto che il barcone in questione viene notato per la prima volta in acque di competenza di La Valletta, pur se a 38 miglia da Lampedusa: “Secondo le autorità italiane, le 28 persone in difficoltà sono state salvate – si legge poi in un tweet successivo del network telefonico – Possiamo solo sottolineare ancora una volta che ritardare le operazioni di salvataggio prolunga inutilmente la sofferenza in mare e mette in pericolo la vita dei migranti!”

E la giornata è solo all’inizio: si teme, da qui alle prossime ore, un’altra ondata di sbarchi con la paura di vedere ulteriormente crescere la tensione all’interno del centro di accoglienza di Lampedusa.

Tutto questo, come già sottolineato ieri, sta mettendo a dura prova anche le stesse forze dell’ordine: turni massacranti, ricerca dei migranti sbarcati autonomamente, operazioni di soccorso, così come di assistenza durante il trasferimento delle persone verso Porto Empedocle, oltre ovviamente alla sorveglianza dell’hotspot. In termini di costi, lavoro e stress, sono momenti molto delicati per chi opera a Lampedusa.

Ed adesso si rischia anche sotto il profilo dell’ordine pubblico: ieri sera prima protesta dei tunisini che non vogliono essere rimpatriati. Alcuni di loro inscenano una manifestazione dinnanzi la locale Chiesa di San Gerlando, al centro del paese di Lampedusa. Una protesta pacifica fino a questo momento, ripetuta anche questa mattina. Il timore però è che, nei prossimi giorni, le richieste dei tunisini possano sfociare, come già in passato, in situazioni di maggior tensione.

il giornale.it

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