Ecco le prove: i francesi nel ’42 torturarono i nostri soldati
Una brutta pagina di storia della Seconda guerra mondiale, ancora in buona parte da analizzare, riemerge dagli archivi, nello specifico quelli della Presidenza del Consiglio dei ministri italiano.
Una sintesi di oltre 1200 pagine della relazione che la Presidenza trasmise, nel 1945, alla commissione alleata di controllo; pagine in cui si raccontano le atrocità commesse dalle truppe francesi contro i soldati italiani detenuti nei campi di prigionia africani. A ritrovarli è stato Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione nazionale delle vittime delle marocchinate, che ne ha parlato in un convegno venerdì a Morolo (Frosinone).
I documenti relativi ai nostri soldati in Africa, come spiega Ciotti al Giornale, «riguardano tutti l’anno 1942 e raccolgono un gran numero di testimonianze dirette dei militari». In essi si legge di come i prigionieri italiani venissero maltrattati e bastonati dalle truppe francesi, sia nazionali sia dai così detti goumier. L’elenco è tremendo: alcuni di loro venivano sepolti fino al collo e lasciati con la faccia al sole, senza acqua, per interi giorni. Altri, legati, erano costretti a girare intorno a un palo per ore, sempre sotto il sole. Altri ancora erano costretti a restare immobili per ore con in spalla pesanti mattoni. I malati dovevano percorrere decine di chilometri prima di essere ricoverati in infermeria. Chi si ribellava o semplicemente non riusciva a resistere a questi trattamenti veniva giustiziato con un colpo di pistola,in certi casi furono persino bastonati fino alla morte.
Nello stesso gruppo di incartamenti, in un altro volume, sono raccolte anche testimonianze, alcune sin ad ora ignote, delle violenze compiute dai soldati francesi in Italia contro i civili, le così dette «marocchinate», appunto.
Questa documentazione era stata trasmessa nel 1945 agli alleati dall’Italia, poi… Poi come spiega al Giornale sempre Emiliano Ciotti: «La documentazione è rimasta lì per 74 anni, non posso dire che non l’abbia più riaperta nessuno, ma c’erano violenze di cui nemmeno noi dell’Associazione eravamo al corrente. Ora stiamo preparando una ricca documentazione da inviare alla Corte internazionale dei diritti dell’uomo perché ci sono violazioni del diritto bellico».
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