Lo scandalo dei rimpatri Buttiamo 4,7 milioni per tenerci i clandestini
Per convincere gli immigrati a tornare a casa propria il governo giallorosso ha impegnato quasi 5 milioni di euro in una nuova campagna di informazione (solo per la pubblicità oltre un milione).
Da qui alla fine del prossimo anno l’esecutivo darà un aiuto finanziario a chi vorrà lasciare l’Italia. Non è bastato il costosissimo flop dell’ultimo triennio (quasi oltre 11 milioni per 773 stranieri rimpatriati).
Pd e Cinquestelle ci riprovano pensando questa volta di essere più fortunati e mettendo in piedi un nuovo progetto che invita i migranti a fare una telefonata al numero verde 800200071, lasciare i propri dati allo scopo di essere richiamati e iniziare un percorso conoscitivo. Che siano migranti economici, richiedenti asilo, immigrati con protezione sussidiaria o tutelati da protezione internazionale non fa differenza, tutti potranno ricevere assistenza per il rilascio dei documenti di viaggio, copertura dei costi di voli e treni, fino a un ulteriore contributo economico per essere facilitati a un inserimento socio-lavorativo nel proprio paese. Che sia in Egitto, Tunisia, Marocco, Ghana o Niger.
Questi i benefit: 400 euro per le spese vive dei primi mesi e altri 3.000 euro per iniziare un’attività agricola o commerciale. Ma sarà davvero così? Se i risultati futuri replicheranno quanto avvenuto in passato saranno soldi buttati al vento. Dal 2008 al 2018 sono stati avviati e conclusi 35 progetti per oltre 15 milioni di euro (come si evince dai documenti del dipartimento Libertà civili e immigrazione del Viminale). Al contempo l’Italia vanta ancora circa 600mila cittadini stranieri presenti senza titolo. Che sia questo il motivo di tanto impegno o che siano mutate le condizioni del rimpatrio non è dato saperlo, rimangono però certezze sui risultati sanciti dall’Oim, l’Organizzazione Internazionale per l’immigrazione, che ha conteggiato quanto effettivamente realizzato in questi ultimi tempi.
Il Cies di Elisabetta Melandri (Onlus nata a Roma nel 1983 per contrastare il razzismo, ndr), sorella della più nota Giovanna, per il rimpatrio di 122 stranieri ha incassato 939.922 euro, quando ne avrebbe dovuti rimpatriare 270; il Cir di Roberto Zaccaria (Consiglio italiano per i rifugiati nato nel 1990, ndr) per 130 rimpatri, e anche lui a fronte di 270 sulla carta, ha incassato ben 1.079.988 euro; il Gus, Gruppo umana solidarietà (attiva dal maggio 1993), megacoop umbro marchigiana ha ottenuto 800mila euro per 100 immigrati a fronte di 174; quanto invece all’Arci Napoli che ha gestito il progetto del comune di Giugliano in Campania non si hanno notizie certe sui 21 stranieri rispediti a casa propria per 800 mila euro: «non si sa nulla di questi assistiti» scrivono nel rapporto valutativo.
E infine la stessa Oim ha garantito il rimpatrio di 326 immigrati per 8 milioni di euro. Senza contare che intraprendere il percorso di adesione al proprio rimpatrio mette il migrante in una condizione di legalità, pure se non è in regola con il permesso di soggiorno. Già perché a chi ha voglia di tornare a casa sarà garantito da un lasciapassare speciale che gli consentirà di rimanere in Italia legalmente fino alla partenza.
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