Terrorismo, allarme degli 007: “Pompe di benzina a rischio”
Per il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, «non c’è emergenza sicurezza». Per lei il problema è la «sicurezza percepita, che fa leva su altri aspetti».
E, sempre per lei, il terrorismo «non è solo di matrice islamica». È quanto la titolare del Viminale ha detto alla festa del Foglio, ma è un controsenso in termini, visto che diverse questure italiane hanno diffuso l’altro ieri un’ordinanza con cui si avverte di un rischio altissimo di attacco terroristico.
Nel documento si specifica che grazie ai servizi europei «viene segnalata la divulgazione tramite il web di messaggi di natura jihadista contenenti minacce nei confronti dell’America, dei Paesi dell’Unione europea (Italia compresa) e dei loro obiettivi, con particolare riferimento alle stazioni di servizio per il rifornimento di carburante nonché di gasdotti e oleodotti». Un rischio concreto, che ha fatto scattare l’allerta dell’antiterrorismo, già comunque impegnato su tutto il territorio nazionale. Il pericolo c’è ed è reale.
Fonti di Intelligence fanno sapere che personaggi legati all’Isis, tutt’altro che sconfitto, avrebbero l’interesse di colpire obiettivi legati alla distribuzione di fonti energetiche e carburanti in seguito alla notizia della scoperta in Iran di un giacimento petrolifero da circa 50 miliardi di barili. Nuovi pozzi che farebbero aumentare di un terzo le riserve di petrolio greggio di quel Paese, detentore allo stato attuale di almeno 150 miliardi di barili e sanzionato dall’America dopo il collasso dell’accordo sul nucleare. Nella circolare si invitano poliziotti, carabinieri e finanzieri a «rafforzare le misure di vigilanza e controllo del territorio a tutela degli obiettivi sensibili e in particolare le principali stazioni di servizio e gli obiettivi a esse collegati, nonché a ogni ulteriore obiettivo ritenuto sensibile per la circostanza». La raccomandazione è quella di operare vigilando sulle mosse di «soggetti con comportamenti anomali o sospetti». Ma i controlli riguarderanno anche piazze, strade, centri di aggregazione e con maggior affluenza di cittadini. E tra gli obiettivi sensibili si inseriscono anche i «palazzi istituzionali e l’esterno della Città del Vaticano».
Ma non è tutto, perché nelle verifiche rientreranno anche auto parcheggiate e cassonetti della spazzatura, che potrebbero «celare ordigni inesplosi». Qualora fosse necessario interverranno anche le unità cinofile, mentre le Api dei carabinieri e le Uopi della polizia sono allertate per controlli a tappeto del territorio. Sotto la lente di ingrandimento, oltre al web, anche soggetti radicalizzati, ma anche coloro che possono in qualche modo aver avuto contatti con possibili jihadisti. Un controllo serrato sarà quello operato quindi nei luoghi di culto o nei centri di aggregazione, ma non è escluso che si possano tenere d’occhio anche migranti che arrivano da Paesi in cui potrebbero aver avuto contatti con il mondo dell’Isis.
L’allerta in Italia, così come nel resto d’Europa, è a livelli massimi e, benché il ministro dell’Interno faccia spallucce e cerchi di sdrammatizzare, fonti di intelligence fanno capire che il pericolo attentati è tutt’altro che scongiurato. Perché, a differenza di quanto detto dalla Lamorgese, il problema in Italia non sono tanto gli «anarco insurrezionalisti di estrema destra». Quelli ancora possono essere tenuti sotto controllo. C’è un pericolo più grande, che arriva dai Paesi islamici. Si chiama terrorismo ed è una trave nell’occhio che qualcuno cerca di nascondere.
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