Ecco tutte le sardine “avariate” che saltano sul carro dei giovani
Stanno riverniciando la loro vecchia «2Cavalli» e hanno ripreso l’eskimo sdrucito dall’armadio. Insieme alle sardine, sono tornati anche loro. Sono i «pensionati della rivoluzione».
A Palermo, Leoluca Orlando (72 anni) da tonno si è fatto sardina, anzi, ha schierato in piazza l’intero municipio e ha intonato «Bella Ciao». È il canto di liberazione, quella che in città attendono, ma da lui. È dal 1985 che fa il sindaco. E a Bologna, anche Romano Prodi (80 anni) uno che secondo Beppe Grillo vive uno «stato crepuscolare della coscienza», grazie alle sardine, ha intravisto una nuova alba. Dice di non conoscere il leader del movimento, Mattia Santori, (anche se scrive in una rivista che proprio Prodi ha fondato). Il dispiacere è stato così grande che ha chiamato il suo ufficio stampa per comunicare che dietro l’iniziativa non c’è la sua mano ma che «se ne rammarica». Anche parecchio.
Esodati dalla storia, abbandonati agli angoli della strada con i loro opuscoli utili per gli anni Sessanta, stanno nuotando per raggiungere le sardine, tutti gli spelacchiati che in gioventù hanno provato a rovesciare il mondo e che ci hanno procurato il mal di testa. Esperto di girotondismo, ieri è infatti giunto il prezioso parere di Paolo Flores D’Arcais (75 anni), direttore di MicroMega, uno la cui frase (da sardina) più moderata e non violenta che ha pronunciato è: «Berlusconi è un delinquente, tecnicamente un criminale». Sul Fatto Quotidiano ha chiesto i diritti di primogenitura («Le sardine sono come i miei girotondi») e lasciato intendere che se un giorno le sardine diventeranno partito, lui, quantomeno, merita di fare il senatore per meriti civili. Ha perfino offerto consigli, strategie. Insomma, parla già da candidato segretario sardina: «Articolare la realizzazione della Costituzione in una serie di obiettivi programmatici. Le sardine devono darsi strutture elastiche». L’auspicio è solo uno: che le sardine non leggano i suoi testi. E non si poteva che immergere tra le sardine anche il federale dell’antifascismo, quel Vauro (64 anni)che girovaga ogni sera in video alla ricerca di camicie nere, ma che finisce solo per fare schiuma da osteria. Nelle ultime interviste, in una pausa tra l’inseguimento a Er Brasile e un post contro Giorgia Meloni, ha dichiarato che il sardinismo è «una reazione culturale del salvinismo, al depotenziamento dei valori, sostituiti dai disvalori. Sono manifestazioni importanti in grado di fare forza politica». Come si vede, le sardine, sono per loro solo l’ultima occasione di ribalta, l’ennesimo vagone per tornare indietro nel tempo. Il politologo Gianfranco Pasquino (77 anni) annota: «Nelle sardine non ci sono solo giovani e giovanissimi, ma anche signori attempati». Che dire dunque della fotografa Letizia Battaglia (85 anni), assessore di sinistra nella Palermo delle stragi? Per adattarle al suo mondo ha addirittura detto che le sardine sono «antimafiose». Ma non erano nate contro Matteo Salvini? E stessa cosa ha fatto su La Repubblica di ieri, Concita De Gregorio (56 anni), in articolo che sembrava ciclostilato, («Non servono scontri frontali se non in condizioni disperate. Violenza chiama violenza. A picchiarsi vince sempre il peggiore: chi lo fa da prima, con armi più potenti, con la divisa che autorizza»). Violenze, divise? E ancora, cosa c’entrano le sardine con «l’assedio», quello che profetizza per loro Michele Serra – e siamo ancora al reparto reduci – termine buono per un libro del marxista Toni Negri? «Lo smacco che hanno assestato agli assedianti che l’oggetto dell’assedio è la città intera». E meno male che le sardine dovevano parlare la lingua del web… Perfino Paolo Gentiloni (65 anni), da Bruxelles, nuota fino a Bologna per abbracciare le sardine. È un altro che come quelli già elencati sogna di riprendere la rivoluzione che ha interrotto dopo il liceo. È l’ultimo che al momento si è messo ammollo con le sardine: «Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui i promotori dell’iniziativa delle sardine l’hanno presentata, una offerta impopulista. Che le sardine si conservino sardine». Loro invece vogliono conservarsi giovani addentandole. È la sardina il loro elisir. Così hanno già ridotto una novità in un altro dèjà-vu.
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