Il tic moralista grillino Di Maio scarica la prof ma assume gli amici

Via da quella casa. Il capo politico del M5s lo ha ripetuto anche ieri, nonostante la telefonata dell’ex ministro della Difesa in cui Elisabetta Trenta ha spiegato al leader grillino «che tutto è stato fatto correttamente».

Luigi Di Maio ha consegnato l’avviso di sfratto in mattinata, dai microfoni di Rtl 102.5: «La ministra Trenta ha smesso di fare la ministra circa due mesi fa, aveva tre mesi per lasciare quella casa ed è bene che la lasci. Poi se il marito ufficiale dell’Esercito ha diritto all’alloggio può fare una domanda e sono sicuro che ne avrà diritto, quindi potrà accedere all’alloggio come tutti gli altri ufficiali dell’Esercito». L’ex vicepremier ha proseguito il ragionamento, discettando sulla presunta superiorità morale dei Cinque Stelle: «Questa cosa fa arrabbiare i cittadini e fa arrabbiare anche noi – ha aggiunto Di Maio senza mezzi termini – perché siamo sempre quelli che si tagliano gli stipendi, da ministro continuo a tagliarmi lo stipendio, come fanno tutti gli altri sottosegretari e parlamentari del Movimento». Un atteggiamento diverso rispetto ad altri casi in cui esponenti pentastellati si sono trovati in imbarazzo. Nella maggior parte delle situazioni Di Maio ha cercato di difendere i suoi uomini. Oppure si è chiuso in un silenzio altrettanto imbarazzato come nella vicenda dei gravi insulti sui social del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti rivelati il mese scorso dal Giornale.

Pazienza se, a taccuini chiusi, qualche parlamentare del M5s ieri mugugnava sul metodo di scelta del capo politico, che ha cooptato ministri, deputati e senatori dalla «società civile», digiuni di militanza grillina come la Trenta. Di Maio ora è deciso a sfrattare l’ex ministro. E anche se si tratta di fattispecie diverse, tanta durezza stride con alcune cose fatte dal leader da quando ha occupato le poltrone del governo. Una su tutte: le nomine. Nella settimana appena trascorsa il Giornale si è occupato dei super stipendi degli uomini di fiducia del capo politico alla Farnesina. Una spesa pubblica pari a 700mila euro all’anno. E fonti del ministero degli Esteri giurano che nessuno aveva mai osato spendere così tanto. Forse solo il ministro socialista Gianni De Michelis a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. L’elenco dei fedelissimi alla Farnesina è abbastanza lungo. C’è il comunicatore Augusto Rubei (140mila euro), l’ex dipendente della Casaleggio Associati Pietro Dettori (120mila euro), l’addetta stampa Sara Mangieri (90mila euro), il social media manager Daniele Caporale (80mila euro), già con Di Maio a Palazzo Chigi. La lista prosegue con Alessio Festa che guadagna 11mila e 580 euro per seguire le relazioni istituzionali del ministro. Anche lui, come gli altri, vecchia conoscenza del capo politico, avendolo seguito prima alla vicepresidenza della Camera e poi a Chigi. Dal Mise invece Di Maio si è portato Cristina Belotti, adesso Capo segreteria alla Farnesina per un compenso annuo di 120mila euro. In «quota Pomigliano» c’è Carmine America, ex compagno di liceo di Di Maio, nominato come esperto di sicurezza, difesa e questioni internazionali a 80mila euro annui. Infine, tra i comunicatori abbiamo Giuseppe Marici, traslocato dall’ufficio stampa del M5s alla Camera, che percepisce 70mila euro l’anno.

A questi otto vanno aggiunti altri sette fedelissimi. Rimasti a presidiare i vecchi ministeri di Di Maio, lo Sviluppo Economico e il Lavoro. Non sono pubblicati i compensi di tutti loro, ma molti sono campani, quindi conterranei dell’ex vicepremier. Come Assia Montanino, Daniel De Vito (149mila euro), Enrico Esposito (150mila euro), Luigi Falco (100mila euro).

Intanto dal M5s sono piovute critiche nei confronti della Trenta. Il senatore Gianluigi Paragone, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano e il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo hanno chiesto all’ex ministro di lasciare l’abitazione di servizio. E ci è andato giù duro il Blog delle Stelle: «I nostri valori sono incompatibili con l’intenzione di mantenere l’appartamento, sono valori intoccabili e li facciamo rispettare».

il giornale.it

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