Conte si difende dagli alleati: mance a pioggia per calmarli
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte sceglie la politica delle mance per disinnescare la mina degli emendamenti alla legge di Bilancio 2020.
Piccole concessioni ai partiti di maggioranza, con l’obiettivo di incassare il via libera, senza sorprese, alla manovra: è la strategia che Palazzo Chigi vuole mettere in campo, di concerto con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, per evitare strappi.
Conte si gioca la permanenza sulla poltrona di capo del governo in tre passaggi: manovra, ius soli (e cancellazione dei decreti sicurezza) e Ilva. L’appello che il premier ha lanciato dalle pagine del Corriere della Sera è andato in questa direzione. Per ora, l’invito dell’avvocato del popolo è caduto nel vuoto: ieri l’iter per l’approvazione della legge di bilancio è entrato nel vivo. Nella commissione Bilancio del Senato sono stati depositati 4500 emendamenti: solo la maggioranza ne ha presentati 1500. Il Pd ne ha presentati 900, il Movimento 5 Stelle 400 e Italia Viva oltre 200.
Segnale che la guerra nella coalizione giallorossa sia appena all’inizio. E si prepara alla battaglia, senza sconti, Di Maio, che ha riunito alla Farnesina i ministri dei Cinque stelle. Come si muoverà Conte per neutralizzare un blitz sulla manovra? Si affiderà alle mance. A cominciare dall’ipotesi di una cancellazione della tassa sulle auto aziendali. Una mossa per blindare il voto favorevole di Italia Viva. Mentre il premier assumerà un semplice impegno pubblico, rinviando alla prossima manovra, rispetto a un altro cavallo di battaglia di Matteo Renzi: i 120 miliardi per investimenti e e taglio Irpef.
Altro ostacolo è la plastic tax: Conte vuole evitare che una parte della maggioranza (Italia Viva) possa votare con le opposizioni un emendamento che abolisca la tassa. Ecco che da Palazzo Chigi filtra una timida apertura per rimodulare la plastic tax. Basterà? Conte è convinto di si. «Basteranno una mancia e la paura di andare al voto per bloccare colpi di testa dei renziani», è il ragionamento del capo dell’esecutivo.
Più complicata la partita sull’agenda Zingaretti: ius soli e cancellazione dei decreti sicurezza. Il capo del governo è favorevole. Vorrebbe offrire la sponda al Pd. Ma attende il via libera di Beppe Grillo. Sa che un appello del fondatore del Movimento in nome della battaglia per lo ius soli sarebbe in grado di superare il veto del ministro degli Esteri Luigi di Maio. Ma Conte teme che l’accelerata di Zingaretti sullo ius soli possa essere solo un pretesto per rompere e correre verso le elezioni. Usando un tema caro alla sinistra.
Sul dossier Ilva c’è una distanza profonda tra Conte e il M5S. Di Maio spinge per la battaglia legale. La soluzione del premier punterebbe invece a riportare ArcelorMittal al tavolo della trattativa. In alternativa c’è la strada della nazionalizzazione dell’Ilva. Soluzioni su cui ci sarebbe l’ok del Pd e che isolerebbero la posizione del ministro degli Esteri. Ieri al termine della celebrazione dei 170 anni della Cassa a Roma, il premier Conte e il ministro delle Finanze Gualtieri hanno avuto un colloquio il presidente di Cassa Depositi Prestiti Giovanni Gorno Tempini e l’ad Fabrizio Palermo: sarebbe stata affrontata la questione del salvataggio dell’ex Ilva. Al momento l’unico punto di contatto Conte e Di Maio l’hanno trovato sul caso dell’alloggio all’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta: meglio che lasci.
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