La Trenta non lascia la casa: “Ho una vita di relazioni, mi serve un appartamento grande”
“Ormai la casa è stata assegnata a mio marito e in maniera regolare. Per quale motivo dovrebbe lasciarla?”. Nonostante le ripetute pressioni di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle, che a suo tempo l’hanno paracadutata al dicastero delle Difesa e che sempre la hanno difesa quando anche i militari mostravano malcontento nei suoi confronti, Elisabetta Trenta tira dritto per la sua strada e, dopo lo scandalo fatto scoppiare da Fiorenza Sarzanini dalle colonne del Corriere della Sera, si asserraglia in quella casa che ha ottenuto dopo essere diventata ministro e che adesso non intende più lasciare.
“Avevo bisogno di un posto dove incontrare le persone, di un alloggio grande – ha spiegato – era necessaria riservatezza…”.
“Tutto regolare”. La Trenta continua a ribadirlo. Lo ha garantito anche a Di Maio. Ma quando ieri mattina il Corriere della Sera ha tirato fuori il caso dell’appartamento in centro a Roma è scoppiato un vero putiferio. Con i Cinque Stelle che, dopo i caso dell’affitto della casa di Rocco Casalini pagato coi soldi pubblici destinati al movimento e gli alloggi popolari assegnati alla madre di Paola Taverna e al senatore Emanuele Dessì, torna nell’occhio del ciclone per quel vizietto immobiliare di non fare le cose per bene. Altro che “onestà, onestà”, la lista dei grillini furbetti si fa sempre più lunga. E adesso annovera pure l’ex titolare della Difesa che ha deciso di tenersi l’alloggio di servizio che le era stato assegnato anche dopo la fine della sua esperienza di governo. E, nonostante pure Di Maio sia intervenuto pubblicamente per chiederle di lasciare l’appartamento, non intende fare alcun passo indietro. “Gli ho spiegato che tutto è stato fatto correttamente”, ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera.
L’alloggio in pieno centro a Roma è stato assegnato ad aprile dell’anno scorso. Quando il primo governo Conte è saltato, secondo il regolamento, la Trenta avrebbe dovuto lasciare l’appartamento entro tre mesi. Il termine ancora non scaduto. Ma ecco lo stratagemma usato per tenerselo. Il marito è ufficiale dell’Esercito italiano con il grado di maggiore e attualmente svolge un incarico di prima fascia per il quale è previsto che gli venga data una casa del medesimo livello di quello che era stato assegnato alla moglie. “Pertanto – si è schermita l’ex ministro – avendo mio marito richiesto un alloggio di servizio, per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione (a cui competono le spese di trasloco), è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me”. Le giustificazioni non hanno convinto né gli alleati di governo, che hanno annunciato interrogazioni urgenti all’esecutivo, né le opposizioni che invece hanno chiesto a Di Maio di intervenire personalmente.
Nononostante tutte queste pressioni, la Trenta è fermamente decisa a rimanere sulla propria posizione. “Un ministro durante la sua attività ha necessità di parlare con le persone in maniera riservata e dunque ha bisogno di un posto sicuro…”, si è giustificata con il Corriere della Sera spiegando che, anche dopo la caduta del primo governo Conte, continua “ad avere una vita diversa”. “È una vita di relazioni… di incontri”. Nessun passo indietro, quindi. Alla faccia della richiesta di Di Maio di lasciare.
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