Prodi fa il papà affettuoso del Pd e del M5S: “Tranquilli, il centrosinistra vincerà”
Alle elezioni regionali del 26 gennaio, in Emilia-Romagna, la sconfitta del centrosinistra «non ci sarà. Semplicemente non ci sarà». Ad affermarlo è Romano Prodi, che sale di nuovo in cattedra a filosofeggiare. «La gente quando va a votare si chiede: ma questi come hanno governato? Hanno governato bene». Lo dice lui, quindi è verità sacrosanta. Perché ormai si sente il papà dei giallorossi. Li coccola e pensa di dar loro perle di saggezza. «Salvini porta per mano la candidata e va bene», spiega. Ma «sulle elezioni locali l’elettore riflette non solo sui grandi slogan, ma anche sulle cose. E cioè su quello che è stato fatto e su quello, soprattutto, che un’alternativa a questo potrebbe produrre».
Non risparmia la stoccata a Renzi. «Io dico che è una scelta particolare quella di non correre», dice Prodi. «È un partito che è alleato di governo. Ognuno poi fa i calcoli politici che vuole. Ma io penso che – se, come credo, il centrosinistra vincerà – Renzi difficilmente potrà dire è stato merito mio. Se perdesse, cosa che non credo, tutti diranno: vedi, hai contribuito alla sconfitta. Quindi io non capisco la decisione».
«Però le tattiche sono fatti marginali rispetto alle strategie», incalza Prodi. E i giallorossi? «Il problema non è il meccanismo politico ma avere obiettivi comuni sui contenuti. Questo è il vero problema», dichiara a proposito di una possibile un’alleanza tra Pd e M5s a livello locale in Emilia-Romagna.
Poi il passaggio sul governo. «Mi auguro che la discussione dia frutti positivi perché è una discussione in corso. Quello che non è stato possibile fare prima occorre farlo adesso». «Di diatribe sono esperto, visto quel che è successo ai tempi del mio governo. Però qui c’è stato un fatto molto particolare, cioè tempi molto stretti nel formare l’esecutivo. Quando ho riflettuto su questa ipotesi, dopo il suicidio di Salvini, dicevo, è un’alleanza possibile perché gli obiettivi comuni ci sono, però bisogna fare come i tedeschi». Discutere, cioè, «assieme per mesi, definire ogni punto. Non è stato possibile per tanti motivi, la discussione è in corso. Io mi auguro che la discussione dia frutti positivi perché è una discussione in corso. Quello che non è stato possibile fare prima occorre fare adesso».