Elezioni Emilia-Romagna, i nuovi dati spingono Pd e M5s nel baratro
Sono settimane, ormai, che il mondo politico guarda con attenzione alle elezioni regionali in Emilia-Romagna in programma domenica 26 gennaio 2020.
Si è più volte detto che l’appuntamento elettorale non avrà valenza sono per quel territorio ma giocherà un ruolo chiave anche per il futuro della traballante, e poco coesa, maggioranza giallorossa che sostiene il governo Conte . E non solo.
Il solo parlare di elezioni sta già sconvolgendo il M5s, lacerato al suo interno tra chi vorrebbe proseguire ed estendere l’alleanza con il Pd e gli altri che, invece, preferirebbero ritornare alle origini. In Emilia-Romagna si prospetta una nuova clamorosa batosta per i pentastellati, dopo quella rimediata alle regionali in Umbria.
Proprio per evitare il ripetersi di una disfatta che avrebbe il sapore del declino, nel MoVimento si stanno facendo sempre più pressanti gli inviti a non presentarsi alle elezioni. Un modo per evitare un possibile pessimo risultato e, contemporaneamente, fare una sorta di desistenza con i dem. Anche gli ultimi dati parlano chiaro. Nella regione più rossa d’Italia, il centrosinistra allargato al MoVimento non ha la certezza di vincere. Anzi, si trova nella condizione di inseguire l’avversario.
Interessanti sono i risultati elaborati da Affaritaliani.it di un sondaggio Swg sulle intenzioni di voto nazionali calcolando i dati per la sola Emilia Romagna. Per questo studio è stata utilizzata come base di partenza sia le percentuali ottenute alle Europee in tutta Italia sia le percentuali della sola Regione alle consultazioni europee.
La somma dei partiti di centrodestra si attesta al 46,7%. La Lega è la prima forza politica al 34%. Seguono Fratelli d’Italia, in crescita, al 7% e Forza Italia con il 4,2%. Altri partiti dell’area sono all’1,5%.
Nel campo del centrosinistra, il Partito democratico si attesta al 33,3% mentre altri partiti della coalizione, come Verdi e LeU, valgono in totale il 5,5%. Resta da capire cosa farà Italia Viva, il nuovo partito di Matteo Renzi. Se si dovesse presentare, potrebbe togliere qualcosa ai dem. In caso contrario, non è detto che gli uomini dell’ex rottamatore votino compatti per il partito guidato da Nicola Zingaretti. Fatto sta che il totale arriva a quota 38,8%. Ciò significa il 7,9% in meno del centrodestra.
C’è poi la variabile M5s che, in base a questa simulazione, vale l’11,9% se si presenta da solo. Come l’Umbria insegna, è difficile sommare questi voti a quelli del centrosinistra. Se ci sarà un’alleanza con il Pd non tutti gli elettori i pentastellati confermerebbero il loro voto. Secondo alcuni studi circa il 60% di loro non confermerebbe la preferenza. Un vero disastro. Intanto il tempo corre e le elezioni avvicinano. Tutto è possibile. Zingaretti, Conte e Di Maio non dormono sonni tranquilli
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