Scudo Ue per i migranti violenti: “Non si revoca l’accoglienza”
È una sentenza destinata a far discutere quella della corte di Giustizia dell’Ue, la quale ha asserito che “gli Stati membri non possono revocare le condizioni materiali di accoglienza relative a alloggio, vitto o vestiario per i richiedenti asilo colpevoli di una grave violazione delle regole dei centri di accoglienza o di comportamenti violenti”.
In poche parole, anche se un richiedente asilo dovesse rendersi protagonista di un comportamento ritenuto violento o non in linea con le tenute di condotta all’interno di una struttura che lo ospita, nessuno può revocargli l’assistenza.
Il caso è nato in Belgio, lì dove a causa di una lite un cittadino di origine afghana è stato espulso per 15 giorni da un centro d’accoglienza. Il richiedente asilo in questione si è reso in quell’occasione protagonista di comportamenti violenti. Ma non solo: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il giovane afghano avrebbe partecipato alla lite per contrasti con richiedenti asilo di altre etnie, segno di una difficile convivenza tra alcuni ospiti.
Nelle scorse ore, è arrivata la pronuncia della corte di giustizia dell’Unione Europea che ha di fatto condannato la punizione inflitta al cittadino afghano.
Secondo i giudici, in particolare, gli Stati comunitari sono tenuti ad impegnarsi affinché ad ogni richiedente asilo non venga mai negato l’accesso ai propri mezzi di sostentamento, quali in primis il vitto, l’alloggio od il vestiario.
L’espulsione, seppur temporanea, del cittadino afghano avrebbe comportato a quest’ultimo un grave danno in quanto secondo i giudici il richiedente asilo in questione è stato privato dei basilari mezzi materiali di sostentamento.
La corte di giustizia dell’Unione Europea al contempo, ha stabilito dunque come anche in caso di comportamento violento nessuno può essere espulso da un centro d’accoglienza. Chi si rende protagonista in futuro di simili episodi, può essere raggiunto al massimo da sanzioni ma non può essere mandato via.
“Gli Stati membri – si legge nella sentenza – hanno l’obbligo di assicurare in modo permanente e senza interruzioni un tenore di vita dignitoso e le autorità incaricate dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale devono assicurare, in modo regolato e sotto la propria responsabilità, un accesso alle condizioni di accoglienza idoneo a garantire tale tenore di vita”.
Se questo non dovesse accadere, pur in presenza di comportamenti violenti da parte di un migrante, si rischierebbe l’accusa di privare un individuo dei propri basilari diritti.
La sentenza, come detto, è destinata a far discutere. Anche in Belgio c’è chi già in queste ore sta sollevando non poche obiezioni. Il timore, specie da parte dei gestori dei centri, è che senza l’espulsione anche in presenza di fatti gravi e violenti potrebbe mancare ogni deterrenza, con la conseguenza che taluni soggetti avrebbero via libera a compiere altri atti del genere.
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