Il proprietario della cascina confessa: “Volevo conseguire il premio assicurativo”

Svolta nel caso della cascina esplosa a Quargnento, in provincia di Alessandria, che ha provocato la morte di tre vigili del fuoco.

Nella notte il proprietario è stato convocato in caserma: dopo un lungo interrogatorio di 10 ore è scattato il fermo. Ad assisterlo l’avvocato d’ufficio Laura Mazzolini, che inizialmente aveva affermato: “Ho assistito al colloquio e non posso dire nulla”. Questa mattina, sabato 8 novembre, è arrivata la notizia della confessione: ad annunciarlo è stato il procuratore Capo di Alessandria Enrico Cieri nel corso della conferenza stampa. La confessione di Giovanni Vincenti è stata “esaustiva pienamente, dando pieni riscontri a elementi acquisiti durante la perquisizione”. Cieri ha ribadito sottolineando: “Ha agito per danneggiare le cose ma ha escluso la volontà omicida”.

Michele Angelo Lorusso ha fatto sapere: “Abbiamo mappato la scena del crimine e il contesto relazionale dei soggetti che via via emergevano come in qualche modo collegato a questo evento, arricchendo il quadro investigativo esclusivamente con elementi oggettivi”. Il Comandante provinciale dei carabinieri di Alessandria ha aggiunto: “È chiaro che ad un certo punto la problematica assicurativa ha assunto un rilievo non determinante ma significativo e, parallelamente agli sviluppi dell’attività, quando si è trattato di cercare ulteriori elementi oggettivi anche durante la perquisizione, essendo emerso il bugiardino del timer, si è andato a completare un quadro indiziario di tale importanza che il soggetto ha deciso spontaneamente di collaborare”.

Il movente

Il movente che ha spinto il proprietario a far saltare in aria l’edificio sarebbe di tipo economico: lui e la moglie, anche lei indagata a piede libero, erano fortemente indebitati – anche se probabilmente riguardava le banche mutuatarie – e lo scorso agosto l’assicurazione dell’edificio era stata estesa al fatto doloso. Il massimale era di un milione e mezzo di euro. L’azione portata a termine era infatti “volta a conseguire il premio dell’assicurazione stipulata lo scorso agosto anche per fatto doloso”. Oltre alle accuse di disastro doloso, omicidio e lesioni volontarie ora si sta valutando anche l’aspetto della frode ai danni della compagnia di assicurazione “perlomeno nella forma tentata”.

Una prova schiacciante è stato il ritrovamento – nella camera da letto – di un foglietto relativo al funzionamento del timer che ha innescato l’esplosione: secondo le dichiarazioni di Vincenti le bombole dovrebbero essere sette, “collocate nei vari locali dell’abitazione, aperte perché saturassero gli ambienti e provocassero l’esplosione all’1.30 della notte. Finora ne sono state trovate tre”. Il procuratore Cieri ha infine spiegato la dinamica dell’accaduto: “Il timer era stato settato all’1.30, ma erroneamente un altro timer era stato settato a mezzanotte. Quindi accidentalmente c’è stata una prima piccola esplosione che ha allertato i vigili del fuoco che poi si sono recati sul posto con i carabinieri”.

Strage evitabile

La strage poteva essere evitata: “Le altre cinque bombole che erano nell’altra abitazione non esplose stavano insufflando l’ambiente di gas, vi era quindi lo spazio per una qualche segnalazione che noi pensiamo avrebbe potuto evitare la tragedia”. Il procuratore ha aggiunto: “Questa è la valutazione che abbiamo fatto noi, a fronte della quale il Vincenti ha ribadito che non aveva nessuna volontà omicida e questa segnalazione non l’aveva fatto perché sconvolto dal gesto che era andato al di là delle sue intenzioni”.

il giornale.it

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