Il M5S si divide sull’Ilva. Di Maio furioso: “Basta o si torna al voto”
Caos nel Movimento 5 Stelle per quanto riguarda la questione ex Ilva. Dopo l’invio della notifica da parte di ArcelorMittal ai commissari straordinari si è aperta una crepa all’interno dei pentastellati: c’è chi fa notare a Luigi Di Maio di aver tolto e poi rimesso lo scudo.
Il suo obiettivo ora è quello di placare gli animi e di convincere i ribelli, troncando così sul nascere ogni sorta di contestazione. Stando a quanto appreso e riportato da Il Messaggero, nel corso dell’incontro al Mise nel salone degli Arazzi il capo politico avrebbe perso le staffe. La runione aveva il fine di trovare una sintesi politica sul futuro dell’acciaieria di Taranto, ma si sarebbe poi trasformata in occasione per sfogare gli animi.
Lo sfogo
Il ministero degli Esteri improvvisamente avrebbe perso il controllo con i suoi per poi sbottare: “Allora, ora basta: se il gruppo si spacca sull’Ilva, ne prendo atto politicamente e si ritorna al voto. Io non vado avanti così. E non mi faccio mancare di rispetto in questo modo. E poi, tu, ma come ti permetti: su questo dossier, quando ero ministro dello Sviluppo economico, ho dato il massimo”. Avrebbe poi abbandonato in maniera furibonda il tavolo, con una sedia che sarebbe volata in aria e infine caduta a terra. Alcuni presenti hanno raccontato: “Era paonazzo, mai visto così: una furia”.
La scena non è ovviamente passata inosservata a coloro che si trovavano nel salone: il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà, il viceministro del Mise Stefano Buffagni, il sottosegretario a Palazzo Chigi, con delega alla Programmazione economica, Mario Turco. Per l’occasione erano stati convocati anche tutti i senatori (e i deputati) pugliesi. Assente Barbara Lezzi, intervenuta però due volte in videochiamata.
Il deputato tarantino Gianpaolo Cassese avrebbe ribadito che non voterà un decreto con all’interno lo scudo penale e che in tale occasione il M5S non ha avuto una linea coerente. Regna il caos. Tra l’altro si aggiunge anche un’altra fumata nera per l’elezione del nuovo capogruppo grillino alla Camera: nessuno dei due candidati è riuscito a raggiungere il quorum necessario. Davide Crippa ha raccolto 83 voti; Francesco Silvestri ne ha ottenuti invece 95. Proprio lui ha ammesso: “Ci sono molte, troppe resistenze sullo scudo penale. E non solo al Senato, anche qui credo che passerebbe con molta difficoltà”. Non è da escludere dunque che si cercherà aiuto alle opposizioni quando il decreto arriverà alle Camere. Il leghista Giancarlo Giorgetti ha commentato: “Ah, bene ci stanno chiedendo i nostri voti perché la maggioranza non ha i numeri”.
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