Renzi e la paura delle urne: “Tornare al voto? Sarebbe un suicidio”
“Lo scudo penale su Ilva è stato introdotto da Gentiloni e tolto dal governo Conte-Salvini, non da noi. Il governo con i 5 Stelle? L’alternativa era dare a Salvini i pieni poteri.
Il Pd vuole tornare alle urne? Per me è un suicidio di massa. Si vada a votare a fine legislatura, nel 2023″. Un colpo al cerchio (il centrodestra) e uno alla botte (il governo di cui fa parte, Conte, Zingaretti e 5 Stelle). Renzi, nell’ultima intervista a Repubblica, si conferma il cerchiobottista di sempre, pronto a menare in ogni direzione a costo di accrescere il consenso suo e di Italia Viva, che per ora appare piuttosto debole. Da tempo l’ex premier prosegue la sua battaglia interna al governo di cui pare essere il principale oppositore da dentro. Pur essendo stato il primo, in ordine di tempo, a volerlo.
Renzi: “Scudo penale Ilva? Colpa di Conte e Salvini”
Questa volta, però, le dinamiche che hanno portato alla genesi del Conte II sono precedute da un argomento di stretta attualità: Ilva, con il probabile addio di Arcelor Mittal e l’ipotesi, per qualcuno lo spettro, della nazionalizzazione. “Ho passato notti insonni per tenere aperta Ilva quando eravamo a Palazzo Chigi Abbiamo fatto dodici decreti, ci siamo presi gli insulti di avversari ed ex compagni di partito”, riflette Renzi, il cui lavoro sarebbe stato “interrotto sul più bello per la ingordigia del signor Mittal”. Sulla questione dello scudo penale, il leader di Iv dice: “È stato introdotto da Gentiloni e tolto dal governo Conte-Salvini, non da noi”.
Tuttavia, secondo Renzi, il gruppo anglo-indiano se ne vorrebbe andare per un altro motivo, ovvero “la richiesta di 5mila esuberi”. Colpa di Mittal, dunque. Ma anche del governo. “La responsabilità dell’attuale maggioranza – ammette l’ex sindaco di Firenze – sta nel non aver reintrodotto lo scudo, su richiesta del governo che in Aula ha assicurato non ve ne fosse bisogno”. Nel mirino di Renzi, Pd e soprattutto Movimento 5 Stelle, incapace di comprendere come il “problema di Mittal” non sia lo scudo penale, ma la “crisi dell’acciaio”. A questo punto, per il leader di Italia Viva la nazionalizzazione dell’ex Ilva è una possibilità. Ma molto remota. “Ora dobbiamo chiedere, tutti insieme, che Mittal onori il contratto che ha firmato. Evitiamo di immaginare scenari di piano B”.
“Questo governo non è il mio. Ma è meglio di Salvini”
Non solo Ilva. Nel mirino dell’ex premier anche i processi politici degli ultimi anni. Il crollo del centrosinistra e l’avanzata del centrodestra, soprattutto dei sovranisti. Salvini. “Dicevano fossi timido sui diritti civili, che la crescita non fece sufficiente, che il milione di posti di lavoro del Jobs Act fosse poco. A forza di chiedere di più si sono aperte le porte alla Lega. Questo governo – afferma – non è il mio. Ma è comunque meglio dell’alternativa: il voto, la destra, il Quirinale ai sovranisti, l’Italia in bilico sull’euro. Chi volendo di più vagheggia nuove elezioni forse si mette in pace la coscienza, ma mette a terra il Paese”, riflette l’ex leader Pd.
“Il Pd vuole tornare al voto? Un suicidio”
Per Renzi, tornare al voto sarebbe “assurdo”. E lancia un avviso ai co-naviganti dem: “Se il Pd vuole votare, lo dica. Se i parlamentari del Pd hanno deciso di andare contro il muro hanno il dovere di comunicarlo al Paese e palesarlo in Aula. Per me è una follia, un suicidio di massa”. Parole durissime, frutto di una lunga riflessione politica che si collega con il rischio, paventato da Renzi, di “sonore sconfitte in Emilia Romagna, Toscana e Lazio”. E il futuro di Italia Viva? Sarà con i dem? Non è detto. Soprattutto in caso di voto anticipato. “Se vogliono votare, ognuno andrà per La propria strada. Se come spero si andrà avanti, facciamo insieme un Bande patto per la crescita”. Quindi il solito “ricatto” sulle tasse, un clichè dell’ex segretario dem: “Stiamo lavorando (come Italia Viva, ndr) per eliminare quelle sulle auto aziendali e quelle contro le imprese dell’Emilia Romagna”.
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