“Il governo chiude i social per decreto”. Allarme democrazia sul voto spagnolo
Madrid – Sono tempi sempre più difficili per la privacy dei manifestanti in Spagna. El Grande Hermano vuole e, ora può, controllare ogni mossa e sommossa telematica degli spagnoli.
Già nel 2015, il governo del Popolare Mariano Rajoy approvò una legge che, tuttora fa discutere, la Ley Mordaza (legge bavaglio) che, in pratica, lasciava alla polizia, e non più al giudice, decidere se è possibile organizzare un corteo di dimostranti in città e avvicinarsi a punti sensibili, come i tribunali, il parlamento ed edifici pubblici. Ora l’esecutivo del socialista Pedro Sánchez dà un giro di vite ancora più autorevole, intervenendo sui social. Il decreto precedente in Spagna proibisce di mobilitare le masse con Twitter, Facebook o Instagram se la manifestazione non è stata ancora approvata dalle autorità di polizia. Chi non la rispetta oltre a una multa da 500 a 10mila euro, rischia anche fino a due anni di galera. Ora il governo può, attraverso il ministero dell’Economia, «su base eccezionale e transitoria», intervenire e assumere la «gestione diretta» delle reti dei servizi di comunicazione telematica «in alcuni casi che possono incidere sull’ordine pubblico, sulla sicurezza pubblica e nazionale». Un decreto approvato lo scorso venerdì dal Parlamento e controfirmato da re Felipe, pensato con lo scopo di soffocare il progetto della «Repubblica Digitale», caldeggiato dall’ex presidente separatista della Catalogna Carles Puigdemont, che, con i sui collaboratori, aveva creato nel 2017 un sito internet che ospitava la Repubblica Indipendente della Catalogna con tutti le sue leggi e istituzioni: in pratica, uno Stato parallelo in cui operano tutte le forze indipendentiste sotto l’egida della Generalitat dove tutti i catalani sono cittadini e membri. «Non ci sarà indipendenza né offline né online, lo Stato sarà altrettanto forte nel mondo digitale che nel mondo reale», ha detto il premier ad interim Sánchez.
Con questa nuova legge Madrid vuole accecare le vie dell’indipendenza per trarre vantaggio dal processo avanzato di trasformazione digitale dell’amministrazione pubblica per scopi contrari all’ordine costituzionale. La polizia, quindi, senza il permesso di nessuno potrà, non solo monitorare i gruppi social su Facebook, ma chiuderli se fanno uso dell’odio razziale e indipendentista in modo virale e violento, com’è avvenuto, recentemente, con alcune pagine dell’estrema destra che invitava a boicottare le elezioni di domenica, deridere pubblicamente i candidati socialisti e all’astensionismo. Due giorni fa la polizia è intervenuta contro il neo movimento di secessionisti simpatizzanti della violenza, Tsunami Democràtic, che invitava alla guerriglia nelle strade di Barcellona e a impedire ai candidati di destra di raggiungere i seggi.
Il decreto mira anche a difendersi in modo più efficace dagli attacchi informatici contro i processi elettorali o le attività di disinformazione, come le cosiddette fake news. Inoltre vuole prevenire il furto di dati personali, l’hicking (parassitismo) di dispositivi mobili, gli attacchi informatici contro infrastrutture critiche o l’uso improprio del censimento o dei dati fiscali dei cittadini.
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