Plastic tax, il Pd fa dietrofront Teme il crollo anche in Emilia
Il Pd scopre che le tasse sulle aziende fanno male alle aziende. Facile ironia, ma riassume bene il cul-de-sac in cui si sono infilati i dem con la manovra.
Sulla carta, la «plastic tax» era il balzello ideale: a differenza di cedolare secca e auto aziendali, non colpiva la base elettorale di sinistra e M5s, si poteva spacciare come verde, anche se mirata a fare cassa e con effetti ecologici inesistenti. Addirittura, forniva argomenti perfetti da usare per accusare di insensibilità green chi l’avesse osteggiata.
Invece, incredibilmente, pare che nessuno avesse calcolato l’effetto negativo sul comparto produttivo degli imballaggi che ha una particolarità: il 62% del fatturato è concentrato in Emilia Romagna, regione dove a gennaio si terrà un voto locale decisivo per le sorti della maggioranza. Eppure, il presidente uscente della regione rossa per eccellenza, Stefano Bonaccini, sostiene di aver dato l’allarme e ha scritto ai deputati Pd per paventare che il balzello rischia di «farci pagare un prezzo alto», così come l’aumento di imposta sulle auto aziendali «gestito come peggio si potesse». Una pressione, accompagnata da sondaggi che danno il Pd in calo di 5 punti in Emilia, che pare aver piegato il ministro dell’Economia. «Ho sentito Gualtieri questa mattina: tra pochi giorni faremo un tavolo dal ministro», ha detto Bonaccini a In Mezz’ora su Raitre parlando della plastic tax e della necessità di rimodularla.
Roberto Gualtieri in serata al Tg3 ha confermato provando a resistere sul principio per evitare un dietrofront completo: «È una misura giusta, non si può applaudire i giovani in piazza e poi non agire di conseguenza». Ma ha anche aperto a una rimodulazione «parlando con gli operatori del settore». Un via libera che arriva alla vigilia dello sbarco in Senato della manovra che avverrà oggi.
Buone notizie per un settore produttivo che proprio in Emilia vede una fiorente «packaging valley» che vale 4,4 miliardi di fatturato e conta sul lavoro di 228 aziende. Meno buone invece le conseguenze per il Pd che, con questa ingenuità, vede smascherata l’ipocrisia della narrazione sulle tasse verdi. Evidentemente, gli appelli di Greta e la lotta alla plastica, ampiamente citati negli interventi di esponenti del Pd che avevano giustificato la necessità della «tassa ecologica», contano meno delle elezioni in Emilia Romagna. Sarà dunque più light l’aggravio previsto di di un euro per chilo di plastica, con potenziali rincari fino a 4 centesimi per le bibite in bottiglia.
Renzi passa all’incasso: «Contro di me 24 ore di polemiche e ora retromarcia sulle nuove tasse. Apprezzo il buon senso di Gualtieri». Ma resta il problema politico con il M5s. Perché la tassa sulla bottiglietta era uno dei provvedimenti green (o presunti tali) su cui Pd e grillini concordavano. La retromarcia dem spiazza i pentastellati che preparano la battaglia annunciata via Facebook. Luigi Di Maio stigmatizza «il dibattito surreale sulla plastic tax» perché «non promuovi l’ambiente parlando, lo promuovi facendo scelte».
È l’annuncio di un vietnam parlamentare che metterà a dura prova la tenuta della coalizione. Ecco perché Nicola Zingaretti continua a lanciare inviti «a fare squadra». Ma cosa succederà in Parlamento quando verrà fuori che un’altra delle nuove tasse, la sugar tax, colpirà l’ultimo zuccherificio italiano (Eridania), che guarda caso si trova a Bologna?
il giornale.it