Quei finanziamenti sospetti ai No Tav dalle amministrazioni Pd
Ve li ricordate quelli del Partito Democratico, i paladini del Sì Tav che pungolavano Matteo Salvini per essere andato a braccetto con chi quell’opera l’ha sempre osteggiata? Potrebbero non essere poi così adamantini come si professano.
Non solo perché, oggi, con il partito degli anti-tutto ci governano loro. Nei giorni scorsi, infatti, è emerso un retroscena imbarazzante che riguarda proprio Sandro Plano, ex primo cittadino dem di Susa, nel Torinese. A rivelarlo è il capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte Maurizio Marrone. “L’Unione Montana della Bassa Valsusa (unione di amministrazioni comunali della bassa valle, ndr), quando era presieduta dall’allora sindaco Pd di Susa Sandro Plano, – denuncia Marrone – ha finanziato ai No Tav l’acquisto di lame circolari”.
Ma facciamo un passo indietro. Arrivando all’edizione 2018 del Festival Alta Felicità, allestito ogni anno a Venaus dai No Tav. Gli organizzatori della kermesse antagonista hanno ricevuto dall’ente locale guidato da Plano un finanziamento di 9.500 euro. Scorrendo il rendiconto delle spese affrontate dal movimento c’è una voce sospetta: quella che riguarda l’acquisto di una coppia di mole abrasive per il taglio del ferro. Da qui l’interrogativo del capogruppo, che si chiede “se quegli attrezzi siano stati usati per tagliare le reti del cantiere dell’Alta Velocità durante gli assalti violenti”.
Un dubbio nato da una coincidenza a dir poco singolare. A luglio dello scorso, proprio nei giorni del Festival, un migliaio di antagonisti si era staccato dall’evento per assaltare il cantiere Tav di Chiomonte ed era riuscito ad abbattere la recinzione servendosi di un flessibile portatile. Esatto, un utensile che affonda i metalli come fossero burro proprio grazie alle lame circolari. La passione per la smerigliatura, d’altronde, è una cifra che ritorna nei blitz dei No Tav.
Ultimo in ordine di tempo quello di questa estate. Anche stavolta nel mirino c’è il cantiere de La Maddalena. Prima di essere dispersi dai lacrimogeni delle forze dell’ordine, gli antagonisti riescono a buttare giù il cancello che delimita l’area cantierizzata utilizzando lo stesso attrezzo. Il raid si conclude con l’identificazione e la denuncia di 48 persone. Tra queste c’è anche Andrea Bonadonna, leader del centro sociale torinese Askatasuna, uno dei più turbolenti della città. Classe 1976, Bonadonna è già salito agli onori della cronaca in occasione degli scontri che a settembre del 2017 hanno fatto da cornice al G7 di Venaria.
In quell’occasione il quarantatreene è stato arrestato con l’accusa di aver colpito un poliziotto nel tentativo di impedire il fermo di un manifestante. A luglio dell’anno scorso il Tribunale del riesame di Torino gli ha revocato gli arresti domiciliari, disponendo per lui solo l’obbligo di firma quotidiano. Giusto in tempo per occuparsi del Festival Alta Velocità, di cui è direttore artistico. E infatti è stato proprio lui a presentare il rendiconto finito sotto la lente di ingrandimento di Marrone.
Sulla questione è subito arrivata la replica di Plano, che ha preso le distanze dalla teppaglia antagonista: “Associare l’erogazione di un contributo a una volontà da parte nostra di sovvenzionare azioni contro il cantiere della Maddalena è un esercizio di pura fantasia”. Quegli arnesi, ha aggiunto, sarebbero stati utilizzati “per montare o smontare palchi, tettoie e servizi igienici”. Ma il meloniano non molla la presa: “Sarebbe questa la gente che insieme ai grillini dovrebbe dare garanzie sulla realizzazione dell’Alta Velocità Torino-Lione? Fortunatamente li abbiamo sconfitti alle amministrative di Susa, travolti alle regionali del Piemonte e li cacceremo fuori anche dal governo, così da completare la Tav una volta per tutte”.
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