Pensioni, ecco i nuovi assegni. A gennaio arrivano le mance
Dal prossimo 1 gennaio cambiano gli assegni delle pensioni. Gli importi varieranno dopo la decisione del governo di sbloccare la rivalutazioni degli assegni fino a 2.052,04 euro.
La mossa dell’esecutivo giallorosso ha però il sapore di una mancia che darà poco ossigeno alle tasche dei pensionati. Infatti dai 2000 euro in su la rivalutazione resta depotenziata con uno “scippo” permanente sul rateo. L’adeguamento degli importi seguirà un parametro indicato dal Mef in base al costo della vita. Molto probabilmente questo ritocco, come ricorda Italia Oggi, sarà dello 0,5 per cento. E così le pensioni minime saliranno da 513,01 euro a 515,58 euro.
Vere e proprie briciole. La pensione sociale invece passerà da 457,99 a 460,28 euro. In questo momento il meccanismo che stabilisce la perequazione degli assegni è strutturato in questo modo: per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo. Ma con il ritocco dei giallorossi la rivalutazione piena riguarderà anche quelli che hanno un importo da 3 a 4 volte il minimo. In questo modo saranno rivalutati anche gli assegni da 1.593 euro lordi (1.458 netti) fino a quelli con un importo da 2.052 euro lordi (1.650 netti). Le novità però non riguarderanno le pensioni d’oro che saranno comunque soggette alla sforbiciata di Stato. I pensionati con assegni che superano i 100mila euro all’anno lasceranno per strada il 15% per la parte eccedente l’importo di 100.500 euro fino a 130.650 euro; il 25% per la parte eccedente 130.650 euro fino a 201.000 euro; il 30% per la parte eccedente 201.000 euro fino a 351.750 euro; il 35% per la parte eccedente 351.750 euro fino a 502.500 euro; il 40% per la parte eccedente 502.500 euro. Insomma i giallorossi daranno vita ad una pioggia di mance che non aumenteranno in modo consistente il potere di acquisto dei pensionati. Infine sul fronte delle pensioni d’oro e delle rivalutazioni va ricordata una recente ordinanza della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia che ha chiesto l’intervento della Consulta proprio sui tagli voluti dal governo che vengono definiti “discriminatori”.
il giornale.it