Ecco la trappola giallorossa per abbattere i decreti sicurezza
Quando a fine agosto sono partite le trattative, ufficiali ed ufficiose, per dare vita al nuovo governo, dal Pd ed in particolare dalle sue correnti più a sinistra sono arrivate richieste di “discontinuità” rispetto al precedente esecutivo.
Una discontinuità da esprimersi soprattutto con riguardo alle questioni sicurezza ed immigrazione. Al Movimento Cinque Stelle, finita l’alleanza con la Lega, dal Pd è stato chiesto di distaccarsi dal carroccio anche rispetto alla linea politica fino a quel momento tenuta.
Nel mirino dunque del Conte bis e della nuova maggioranza giallorossa, sono finiti soprattutto i decreti sicurezza voluti dall’ex ministro dell’interno Matteo Salvini.
Una spinta, quella contraria alla linea del segretario leghista, che è arrivata e sta arrivando soprattutto in questi giorni dalla parte più a sinistra del Pd e che, in particolar modo, viene proposta da Matteo Orfini. Quest’ultimo sta ritrovando sotto questo fronte diverse sponde da LeU, il cui gruppo parlamentare esprime un rappresentante all’interno della compagine governativa guidata da Giuseppe Conte.
Il decreto sicurezza bis, voluto fortemente da Matteo Salvini, è stato approvato definitivamente pochi giorni prima dall’avvio formale della crisi di governo del Conte I. Il superamento di questa norma, fino ad oggi, in realtà non è mai stato all’ordine del giorno anche perché il Movimento Cinque Stelle non ha mai veramente considerato prioritaria questa prospettiva.
Al contrario, da Luigi Di Maio soprattutto sono arrivate sì critiche al decreto, soprattutto in merito ai mancati provvedimenti sui rimpatri, ma mai proposte di smantellamento.
Il Pd però è riuscito a far passare in altro modo un primo elemento di discontinuità rispetto alla linea salviniana, grazie all’avvio di un orientamento più “morbido” del governo sul fronte dei rapporti con le Ong. Per tre volte, ad esempio, la Ocean Viking ha potuto attraccare in Italia da quando il governo Conte II è in carica, senza ricevere sanzioni od altro come previsto invece dal decreto sicurezza.
In poche parole, le norme volute da Salvini sono diventate, specie con riferimento all’immigrazione, quasi desuete o comunque poco applicate. Al contrario, il governo ha invece provato la carta della redistribuzione da operare grazie alla solidarietà europea. Una linea che si è subito scontrata con la realtà, grazie all’immediata bocciatura dell’intesa raggiunta il 23 settembre a Malta in sede europea.
“De facto” dunque, il decreto sicurezza è stato quasi accantonato e adesso, come annunciato proprio da Orfini, si proverà a superare quella norma definitivamente anche “de jure”.
“Ieri ho presentato insieme alla collega Giuditta Pini – ha scritto su Facebook Matteo Orfini – due disegni di legge per provare a smontare pezzo per pezzo i decreti sicurezza di Salvini, dai temi dell’immigrazione a quelli dell’ordine pubblico”.
Non si conoscono ancora i contenuti dei testi, ma è facile prevedere che dalle multe alle Ong passando per le zone rosse menzionate nel capitolo che riguarda la lotta agli spacciatori, gli emendamenti di Orfini proveranno a rivoluzionare per intero il decreto sicurezza: “Non abbiamo cacciato Salvini per tenerci le sue politiche”, ha ribadito del resto lo stesso esponente Dem.
Intanto, proprio in merito a sicurezza ed immigrazione, in vista della scadenza del 2 novembre la sinistra del Pd si prepara a dare battaglia contro il rinnovo dell’accordo con la Libia per il sostegno alla Guardia Costiera.
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