L’ultimo round della manovra: Si tratta su casa e partite Iva
Forse la posta il gioco del vertice di maggioranza sulla manovra che si terrà oggi dopo il consiglio dei ministri non è la sopravvivenza del governo e, come assicurano più fonti della maggioranza, siamo di fronte a una ordinaria competizione da legge Finanziaria, con i partiti impegnati a fare entrare nella legge di Bilancio il maggiore numero possibile di misure di bandiera, bloccando il più possibile quelle dei concorrenti.
Matteo Renzi e Luigi Di Maio anche ieri hanno lanciato ultimatum al governo. Il premier Giuseppe Conte ufficialmente sembra non fare concessioni e pochi giorni fa il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha escluso modifiche di sostanza. In realtà la trattativa tra partiti è iniziata già da un po’ al dicastero di via XX settembre e si stanno studiando modifiche.
Per lo più si tratta di proposte del Movimento 5 stelle. Ieri Di Maio ha riproposto le tre modifiche «imprescindibili». La prima è il carcere per i grandi evasori e la confisca dei beni per cifre sopra i 100 mila euro all’anno. Poi la riduzione delle commissioni sul Pos, infine il mantenimento della flat tax per le partite Iva fino a 65mila euro.
A parte qualche compromesso sono proposte già ottenute. Sulle pene più severe agli evasori nel decreto fiscale approvato salvo intese c’è l’aumento da sei a otto anni per la dichiarazione fraudolenta. Oggi al consiglio dei ministri dovrebbe approdare la proposta che va nella stessa direzione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Sarà difficile per chi nella maggioranza è contrario (Italia viva soprattutto) fare tornare indietro il governo. Per quanto riguarda le altre proposte, gli incentivi ai pagamenti elettronici sono già allo studio, con sanzioni per i commercianti che le rifiutano. Infine la stretta sulle partite Iva, sulla quale il governo ha di fatto già compiuto un’inversione a «U». I pentastellati sono ad oggi i vincitori della partita.
Non va benissimo al neonato partito di Matteo Renzi. Dalla Leopolda sono uscite proposte che il governo non potrà recepire. In primo luogo l’abolizione di Quota 100. Politicamente difficile da gestire, ma anche tecnicamente visto che si corre il rischio di creare nuovi esodati. Italia viva tradurrà la proposta in un emendamento. Possibilità che passi, pochissime.
Costosa e poco gestibile anche la proposta di varare una drastica decontribuzione per i giovani. Ci sono più chance sul no all’aumento dell’imposta sostitutiva sugli affitti concordati a cedolare secca. Un aumento dal 10 al 12,5% dell’aliquota che colpisce le famiglie più povere e porta alle casse dello stato una cifra minima, intorno ai 70 milioni di euro. Se non verrà accolta almeno questa proposta, Iv uscirà sconfitta dalla sessione di bilancio.
In questo quadro il Pd resta il difensore degli equilibri trovati con il Documento programmatico di bilancio. Il partito guidato da Nicola Zingaretti ha perso all’inizio la battaglia per introdurre qualche aumento dell’Iva per finanziare un taglio del cuneo fiscale più consistente. Adesso il suo obiettivo è lo stesso del premier Conte e del ministro Gualtieri, fare in modo che la manovra non cambi.
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