La Turchia bombarda e l’Europa dà un miliardo
Una tregua che tregua non è mai stata, una guerra che sta continuando a mietere vittime ed una situazione che, nel nord della Siria, non ha mai finito di essere confusa: in questo contesto, l’Europa già marginale nel conflitto siriano, ha deciso di regalare ad Erdogan un altro miliardo di Euro.
Tutto è partito da giovedì scorso, quando da Ankara il vice presidente americano Mike Pence ha annunciato quello che gli Usa hanno chiamato “cessate il fuoco”, mentre i turchi non hanno esitato a chiamare “pausa” del conflitto.
Uno stop ai combattimenti di cinque giorni, giusto il tempo di dare ai curdi la possibilità di ripiegare a 30 km a sud del confine siriano. Con quali mezzi, sotto quale supervisione e con quali modalità non è dato sapere, uno dei motivi per i quali da subito sono emerse, come si è anche sottolineato su InsideOver, criticità su questo cessate il fuoco.
In quello stesso giorno, dal consiglio europeo di Bruxelles è uscita fuori una condanna all’attacco unilaterale turco contro i curdi ma, al tempo stesso, su spinta tedesca si è avviato il pagamento di una nuova tranche delle somme da destinare ad Ankara in base all’accordo del 2016. Lo stesso che, in cambio del trattenimento dei profughi siriani in Turchia, Brxuelles si è impegnata a dare ad Erdogan sei miliardi di Euro.
A sottolinearlo è un articolo su Repubblica, nel quale si è messo per l’appunto in evidenza la linea secondo cui tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 l’Europa verserà la tranche di un miliardo di Euro al governo di Ankara.
Troppo forte, a fronte della condanna delle azioni curde, il timore tedesco di ritrovarsi mezzo milione e forse più profughi siriani dentro i propri confini, come accaduto tra il 2015 ed il 2016. Da qui l’attenuazione dei toni contro la Turchia e le trattative avviate per impedire che Erdogan dia seguito alle minacce di spedire i migranti in territorio europeo.
A fronte dunque delle iniziali intenzioni di ferma condanna da parte del vecchio continente, la situazione è radicalmente mutata. Così come, ancora una volta, appare mutata sul campo: in barba alla tregua annunciata, la Turchia non ha mai smesso di bombardare ed usare armi.
E questo potrebbe essere solo l’inizio, in realtà: in queste ore Erdogan ha anche accentuato i toni, annunciando di voler “fracassare le teste ai curdi” se questi non rispetteranno gli accordi posti come base di una tregua che, come detto, tregua non è mai stata.
Anzi, l’escalation rischia di dilagare visto che da alcune ore in questo sabato si rincorrono voci, in parte confermate dalle immagini, di primi scontri diretti tra l’esercito siriano schierato nel nord del paese dopo l’accordo tra Damasco ed i curdi di domenica e, dall’altro lato, le milizie filo turche sostenute dall’esercito turco.
La Turchia dunque bombarda e l’Europa paga. Si è limitata a questo l’azione del vecchio continente nel contesto siriano degli ultimi giorni. Ed ora, per capire come evolverà la situazione, gli occhi sono puntati al bilaterale tra Putin ed Erdogan fissato per il prossimo 22 ottobre.
il giornale.it