Arrestato il re dell’accoglienza dei migranti che viaggiava in Ferrari e amava le barche
Arrestato il re dell’accoglienza dei migranti.
Paolo Di Donato è finito agli arresti domiciliari per truffa ai danni dello Stato.
Con lui, leggiamo su TgCom, “altre quattro persone tra cui un funzionario pubblico, un agente delle forze dell’ordine e un impiegato del ministero di Giustizia”. E altre 36 persone risultano indagate.
L’accusa sostiene che queste persone “facevano affari sulle assegnazioni pilotate dei migranti, sul sovraffollamento dei centri e riscuotevano soldi per ospiti che da tempo avevano lasciato i centri d’accoglienza”.
Sui migranti, il cosiddetto re dell’accoglienza o “dei rifugiati”, è riuscito a guadagnare un milione di euro in pochissimi anni.
Nello Trocchia, giornalista d’inchiesta ed ex inviato per la trasmissione La Gabbia condotta da Gianluigi Paragone, ha raccontato che da cronista ha “avuto modo di conoscere Di Donato:
“A Benevento i suoi centri Damasco, approdo di migranti e richiedenti asilo, ora sono travolti dall’inchiesta della magistratura. Oltre due anni fa (per La7, la Gabbia) visitai quei centri raccontando lo stato di degrado e scarse condizioni igieniche nei quali versavano e incontrai lui, il dominus del sistema accoglienza e appassionato di politica e auto di lusso,” ha scritto Trocchia in un articolo per Tiscali Notizie.
E ha riportato quanto detto da Di Donato in quell’occasione: “Io non ho la Ferrari, non ho la Porche, non ci sta niente, con lei non voglio parlare”. E ancora: “Il mio consorzio Malaventum non è la Caritas, non è un’associazione di volontariato. Il mio margine di utile è il 10% ogni anno”.
“Tredici i centri gestiti dal consorzio di Di Donato e 740 i richiedenti asilo presenti nelle strutture con un incasso di 8 milioni di euro all’anno. Su Facebook si era fatto immortalare alla guida di un motoscafo e vicino ad una Ferrari. ‘Sette anni fa ho avuto la Ferrari, poi l’ho ceduta e allora?’ alzando la voce e perdendo la calma prima di recuperarla per ergersi a salvatore della patria. ‘La Prefettura? Ho dato una grande mano’,” ha raccontato Trocchia.