A fare la spesa al posto di andare in ufficio (e i figli mandati a timbrare il cartellino)
Facevano la spesa, andavano in giro, si assentavano per recarsi a casa o addirittura gestire quella di campagna.
Con l’accusa di truffa aggravata in concorso, i carabinieri della stazione di Piedimonte Etneo (Catania) hanno notificato nei giorni scorsi 49 avvisi di conclusione delle indagini preliminari ad altrettanti indagati, tutti dipendenti del Comune.
Furbetti che in alcuni casi sono già in pensione, ma sono indagati per fatti risalenti al periodo che va dal maggio al luglio 2015. Durante le indagini, l’Arma ha confermato i sospetti grazie a telecamere piazzate nei locali del municipio. I dipendenti sono stati osservati e pedinati e si è scoperto che c’era chi, dopo aver timbrato il badge, si assentava dal posto di lavoro per dedicarsi alle attività più disparate, dal fare la spesa al distribuire quotidiani e curare ogni tipo di interessi. Alcuni, come se non bastasse, utilizzavano anche i figli minori per fare timbrare il cartellino.
«Appare oltremodo significativo, ai fini della comprensione dell’elevata percezione d’impunità da parte degli indagati – dicono i magistrati – il fatto che siano stati talvolta utilizzati anche minori per la vidimazione dei badges, commessa addirittura in un’occasione alla presenza di una ispettrice della polizia municipale. La circostanza, da sé assolutamente disdicevole, assume connotati allo stesso tempo tuttavia comprensibili se contestualizzata in un gruppo di dipendenti comunali infedeli vincolati, in molti casi, da rapporti di parentela e, quindi, reciprocamente animati da una eccessiva comprensione anche di fronte a plateali violazioni di legge». «Poi, qualcuno addirittura, non soddisfatto di ricevere un salario adeguato per l’attività lavorativa, peraltro mai svolta – spiega la Procura – compensava utilizzando il veicolo di proprietà del comune per esigenze strettamente legate alla sfera privata. Non mancavano mai i casi nei quali il collega compiacente strisciava il badge dell’altro dipendente per farlo risultare sul posto di lavoro quando invece si presentava ad orari di comodo o, addirittura, non si presentava affatto».
E ieri a Torino è scattato un blitz a sorpresa da parte di militari della guardia di finanza che, in borghese, si sono presentati nel liceo classico Gioberti. Si tratta di controlli ordinari previsti e dettati dall’Autorità nazionale anticorruzione eseguiti nei confronti dei docenti. Le verifiche si sono concluse in pochi minuti nella sala professori. Dei controlli, che potevano interessare qualsiasi organismo pubblico, era stato preavvisato il dirigente scolastico. Ma l’episodio ha sollevato la protesta del Cub Scuola. «Ai docenti, sconcertati e indignati – spiega il sindacato – è stato chiesto di mostrare un documento che attestasse l’identità e di apporre un’ulteriore firma di presenza su un elenco. Un controllo del genere è una pessima novità che dà prova della mancanza di rispetto per i colleghi e persino nei confronti dello stesso dirigente scolastico, fra i cui compiti istituzionali vi è proprio il controllo della presenza del personale»
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