L’esercito di 49mila irregolari. A Milano è allarme clandestini

La questione migranti a Milano esplose, visivamente, quando i mezzanini della stazione Centrale vennero occupati da centinaia di stranieri accampati come meglio possibile.

Da quel momento il “problema” attanaglia la città, divide la politica, incide nelle scelte amministrative. Bene: l’ultima notizia è positiva, ma non del tutto. Secondo i dati del 2019 raccolti dall’Agi, infatti, in tutta la Lombardia diminuiscono i richiedenti asilo ospitati nel Cas e si riducono le spese per l’accoglienza. Ma resta un particolare non indifferente: quello degli irregolari.

A fornire un riferimento quantitativo al problema è Riccardo De Corato, assessore lombardo alla Sicurezza e all’Immigrazione. A Milano ci sono ancora “più di 2.500 mila migranti nelle strutture di accoglienza”, ma soprattutto circa 49 mila clandestini fuori da questi centri dove “non c’è controllo”. Beppe Sala rivendica di averne rimpatriati mille in un anno, ma non sembra essere abbastanza. I clandestini, ribatte De Corato, non sarebbero “censiti in modo adeguato” e “rendono la situazione ingestibile”. “Basta vedere cosa avviene nei parchi di Milano con lo spaccio di droga”, fa notare l’assessore. Che poi si chiede: “Che fine hanno fatto quelli a cui è stata rifiutata la domanda di asilo?”. Domanda legittima per ora senza risposta.

In fondo basta leggere un po’ di cronaca per rendersi conto che ospitare 49mila fantasmi crea un disagio sociale. Pensate al clandestino che a luglio ha distrutto le finestre della questura dopo aver dato in escandescenza in una mensa per poveri. Oppure all’irregolare che a settembre ha sputato, morso e pestato quattro militari. O ancora il 49enne peruviano, pure lui senza permesso di soggiorno, che ha preso a pugni una giovane e poi l’ha violentata per strada. E sono solo alcuni esempi.

Ci sono però anche buoni notizie. Con la riduzione degli sbarchi, il numero di migranti ospitati nei Cas (centri di accoglienza straordinari) della Lombardia si è dimezzato. Due anni fa, riporta l’Agi, in Regione se ne contavano 26.071, mentre al 31 luglio 2019 sono scesi a 12.207. E la situazione va via via migliorando: si è passati infatti dai 14.196 di aprile, ai 13.488 di maggio, ai 12.710 di giugno, fino ai 12.207 di luglio. Un calo che porta vantaggi pure dal punto di vista economico, considerata anche la sforbiciata imposta dall’ex ministro Salvini ai fondi giornalieri previsti per l’accoglienza. Da quando la spesa è passata da 35 a 21,90 euro al giorno a richiedente asilo, per la Lombardia il costo annuale si aggira attorno ai 110,5 milioni di euro, di cui 29 milioni spesi nella sola Milano.

La Lega esulta, rivendicando il risultato. “Grazie alla linea dura dei porti chiusi attuata tra luglio 2018 e agosto 2019 dall’allora ministro degli Interni, Matteo Salvini, in Lombardia il numero di richiedenti asilo si è più che dimezzato”, dice il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimondi. “Un grande risultato che adesso il Governo delle poltrone, delle tasse e degli immigrati sta vanificando, avendo ristabilito la politica del porte aperte a tutti senza se e ma, così nel luglio 2020 saremo di nuovo a 25 mila richiedenti asilo ospitati in Lombardia”.

il giornale.it

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