Un euro-schiaffone a Macron Stop alla fedelissima Goulard
Francesco De Remigis
Bocciata o «rigettata», la sostanza non cambia. Nella nuova commissione europea non ci sarà la candidata transalpina Sylvie Goulard.
Uno schiaffo per il presidente francese, la cui cocciutaggine su un nome in ombra già in Francia è andata a sbattere nel gioco Ue, che si nutre spesso di coerenze formali ma pure di vendette. Tanto che Parigi grida al complotto: «Decisione frutto di giochi politici».
Gli eurodeputati delle commissioni fino a pochi giorni fa ritenevano possibile un accordo. «Altrimenti, sarebbe un terremoto», aveva spifferato un deputato di sinistra al settimanale Marianne. Fatto sta che la scia positiva di Emmanuel Macron nell’accaparrarsi posizioni in sede Ue (dopo la nomina di Christine Lagarde alla Bce) ieri si è bruscamente fermata. L’ex ministra Goulard è stata sonoramente respinta dagli eurodeputati con 82 voti contrari, 29 favorevoli e un astenuto. A parte i macronisti di Renew Europe, tutti i gruppi hanno di fatto votato No. Spaccati i socialisti. «Se da commissario – si legge in una loro nota – fosse costretta ad affrontare un procedimento giudiziario, rischierebbe di indebolire la commissione».
Goulard non ha mai chiarito la sua posizione, convinta che il peso di Macron fosse sufficiente. Invece ecco un’umiliazione nuova per la Francia in 35 anni di Commissione europea. L’audizione suppletiva ha rispedito a Parigi le sue credenziali. Ursula Von der Leyen, nel «rispetto del portafoglio attribuito alla Francia», dovrà sbrogliare la matassa esaminando «il seguito da dare» all’impasse di Macron, che fino all’ultimo ha insistito nel piazzare la fedelissima nonostante le macchie sul suo cursus honorum.
Ma chi è Goulard? Ex commissaria Ue nella squadra di Romano Prodi, oggi è sotto indagine in Francia e all’Olaf (l’ufficio antifrode europeo). Ha lavorato come consulente, «Special advisor», per il Berggruen Institute, think tank americano del multimiliardario Nicolas Berggruen. «Per 27 mesi in totale, Goulard ha incassato fra i 324 mila e i 350mila euro, che si aggiungevano agli 8700 euro mensili da eurodeputata», ha denunciato Libération. Un potenziale conflitto d’interesse. «Prendo atto della decisione del Parlamento europeo, nel rispetto della democrazia, ringrazio il Presidente della Repubblica e Ursula von der Leyen per la loro fiducia e tutti i deputati che hanno votato per me», ha reagito Goulard. All’Eliseo l’hanno presa malissimo: «Goulard è stata oggetto di un gioco politico che riguarda la Commissione nel suo insieme».
Macron ha forse sottovalutato la sua volontà di superare il principio di «Spitzenkandidat». Lo scorso luglio ha «licenziato» Manfred Weber (in corsa per la presidenza della Commissione), favorendo Ursula von der Leyen, già ministro di Angela Merkel. Tre mesi dopo, è arrivata la vendetta del gruppo Ppe a Bruxelles, resa più semplice dalle debolezze della candidatura francese al Mercato interno: doveva accaparrarsi anche la delega all’industria della Difesa e dell’Aerospazio, ma niet.
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