Il Pd vuole il maggioritario a doppio turno per bloccare Renzi
Il Pdora prepara il “trappolone” per Matteo Renzi. Dopo l’approvazione del taglio dei parlamentari, è necessaria una nuova legge elettorale ma, contrariamente a quanto dichiarato finora, potrebbe non essere in senso proporzionale.
I democratici, infatti, sono sempre stati favorevoli a un maggioritario con doppio turno e, in vista di una futura alleanza organica, stanno cercando di convincere il Movimento Cinque Stelle a rinunciare al proporzionale. Il Pd, infatti, teme sempre che Matteo Renzi possa far cadere il governo in qualsiasi momento. Considerato che difficilmente i deputati contrari alla riforma del taglio dei parlamentari riusciranno a trovare le firme per promuovere un referendum abrogativo, il taglio dei parlamentari entrerà in vigore da gennaio. Ecco perché, come spiega un capogruppo a La Stampa,”se succede qualcosa, dobbiamo avere una legge che corregge la distorsioni di questa riforma, evitando il Rosatellum che darebbe un vantaggio a Salvini”. Da qui nasce la prioposta di un maggioritario a doppio turno su base nazionale, non di collegio, che permetta di presentarsi inizialmente divisi e di poter convergere successivamente su un unico candidato. Appuntamento decisivo per dare il via a una simile operazione è senza dubbio il voto in Umbria del 27 ottobre prossimo. Quello sarà un test “per capire se i nostri elettorati possono fondersi”, spiega un dirigente dem al quotidiano di Torino. La maggioranza che appoggia il Conte-bis però comprende non solo Italia Viva che da un sistema maggioritario a doppio turno ne uscirebbe indebolita, ma anche LeU, da sempre sostenitrice di un proporzionale con soglia di sbarramento al 3% (e non al 5%).
Tra le riforme in cantiere, oltre alla legge elettorale, ci sono la riforma sull’Autonomia differenziata, la sfiducia costruttiva, l’uniformità dell’elettorato attivo e passivo (18 e 25 anni per entrambe le Camere). Inoltre, dopo il voto di ieri, la maggioranza intende ridurre il numero di delegati regionali per l’elezione del capo dello Stato e cambiare la base territoriale di elezione del Senato (da regionale a circoscrizionale come avviene per la Camera). In tutto questo lavorìo dovrebbe essere rimandata la riforma del referendum propositivo, tanto cara ai pentastellati ma da sempre osteggiata dal Pd.
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