Tumore al colon retto: scoperta la proteina responsabile
Una nuova scoperta scientifica consente di contrastare il tumore al colon retto.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature. Arriva dall’Istituto di Candiolo in Piemonte. L’equipe dei professori Livio Trusolino e Andrea Bertotti, in collaborazione con il Sanger Institute di Cambridge, ha individuato una proteina che sarebbe responsabile della crescita dei tumori di tipo MSI.
Il tumore al colon retto è una patologia che in Italia colpisce 53 mila persone ogni anno. Riguarda il tratto finale del tubo digerente. A generarli è una trasformazione in senso maligno di polipi. Le cause sono da imputare ad una scorretta alimentazione caratterizzata dal consumo eccessivo di carni rosse e insaccati e uno stile di vita sedentario. Tra i sintomi vi è la presenza di sangue nelle feci, la modificazione dell’attività intestinale senza motivo per più di sei settimane, la perdita di peso senza motivo, dolore all’addome o all’ano.
“Ogni tumore ha un tallone d’Achille, una vulnerabilità – spiega Trusolino – Dipende da una proteina per crescere. I tumori MSI sono caratterizzati da instabilità dei microsatelliti, piccole porzioni ripetute del DNA che iniziano a mutare se entrano in contatto con agenti cancerogeni – spiega Trusolino – Nei tumori MSI il DNA non è più in grado di riparare questi errori e genera proteine aberranti, responsabili della crescita del cancro”.
La ricerca scientifica oggi permette di individuare queste proteine e disattivarle una a una per capire quali possono portare la massa neoplastica alla regressione e alla morte. All’istituto Sanger di Cambridge il team del professor Mathew Garnett, impiega un sistema chiamato CRISPR/Cas9. È stato efficace per rimuovere migliaia di proteine in centinaia di tumori diversi. I laboratori di Candiolo si stanno focalizzando sul cancro del colon-retto di tipo MSI.
“Abbiamo notato che, quando la proteina WRN veniva disattivata, il tumore iniziava a regredire fino a morire, come capita nelle terapie di successo oggi utilizzate in clinica“- aggiunge Trusolino che a Candiolo dirige il laboratorio di oncologia traslazionale. La ricerca è ancora agli inizi. Passeranno diversi anni per la messa a punto di un farmaco efficace. ma la comunità oncologica si dichiara ottimista al riguardo.
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