L’intesa di Malta affonda: troppi gli sbarchi e in Europa si defilano
Le bugie hanno le gambe corte, ma quelle raccontate dal governo giallo-rosso dopo il Vertice di Malta del 23 settembre le avevano cortissime.
L’entusiasmo con cui il neo-ministro degli interni Luciana Lamorgese annunciò che «Italia e Malta non erano più sole» e l’Europa era pronta a spartirsi tutti i migranti, regolari e ed irregolari, scaricati nei nostri porti dalle navi di soccorso e dalle Ong è definitivamente tramontato. O, meglio, si è disintegrato dopo il pranzo di lavoro che ha aperto, ieri, il vertice dei ministri degli interni della Ue in Lussemburgo. E bastato quel pranzo per capire che delle promesse attribuite a Francia e Germania non restava più nulla. A rifilare la delusione più grossa alla povera Lamorgese ci pensa il collega tedesco Horst Seehofer spiegandole che se i migranti da ripartire non sono più le poche centinaia di oggi, ma «diventano migliaia, allora io domani posso dichiarare terminato il meccanismo di emergenza». La dichiarazione d’intenti di uno dei protagonisti del Vertice di Malta evidenzia non solo i limiti entro i quali la Germania è pronta a ripartire migranti regolari ed irregolari, ma anche la preoccupazione con cui Berlino guarda all’impennata degli sbarchi registrata dopo la riapertura dei porti voluta dall’esecutivo giallo-rosso e la cancellazione delle misure di contenimento introdotte da Matteo Salvini.
E così al nostro neo-ministro non resta altro che chinare il capo e ingoiare il rospo. «C’è già scritto speriamo che rimangano così. Oggi ci sono numeri che sono abbastanza limitati e quindi possiamo ancora ragionare – ammette una sconsolata Lamorgese costretta a riconoscere che le intese di Malta si basavano sui numeri dell’era Salvini quando gli arrivi di migranti erano al minimo storico. Ma con il suo arrivo al Viminale quei numeri si sono moltiplicati. Lo confermano impietosamente i 2498 sbarchi dello scorso settembre che, oltre a rappresentare un aumento del 263 per cento rispetto ai 947 del settembre 2018, segnalano per la prima volta in 18 mesi un incremento nelle statistiche degli arrivi.
Delusioni ancor più cocenti arrivano, però, anche dagli altri partner europei. E così al termine dell’indigesto pranzo il ministro deve ammettere che «per adesso sono tre o quattro i paesi Ue pronti ad aderire al meccanismo di Malta». A render più cocente la disfatta italiana s’aggiunge il fatto che due di questi sono il Lussemburgo e l’Irlanda ovvero un granducato lillipuziano e un isola lontana da cui non arriveranno certo contributi significativi alla ripartizione. Ad accentuare il naufragio della Lamorgese s’aggiungono le prevedibili contrarietà di paesi come la Grecia, Cipro e la Bulgaria costrette a far fronte a una nuova ondata di disperati in arrivo dalla Turchia. Solo a settembre nelle isole del Dodecaneso e nella penisola ellenica sono sbarcate oltre 11mila500 persone, il numero più alto dai tempi della crisi migratoria del 2015. Un numero destinato a crescere se Erdogan metterà definitivamente fine, come minacciato, ai controlli lungo le frontiere. Facile dunque comprendere come Atene, Sofia e Nicosia non abbiano alcuna intenzione di sobbarcarsi altri migranti provenienti dall’Italia.
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