Quelle carte che svelano il trucco dei Ds per far pagare allo Stato 81 milioni di debiti
Il centrosinistra continua a rivangare, quasi fosse un mantra, la storia dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali della Lega, ma quando si tratta di riportare alla luce la vicenda degli 81,6 milioni che lo Stato dovrà pagare per saldare i debiti assunti dai Ds per L’Unità, nasconde la testa sotto la sabbia.
La vicenda, in realtà, pesa sulle spalle dei cittadini, perché nel 2000, sotto il governo D’Alema, la presidenza del Consiglio fece da garante, attraverso il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, accogliendo la richiesta di subentro di Pds e poi Ds nella corresponsione delle rate d’ammortamento dei finanziamenti erogati in favore dell’Unità Spa. Il tutto per estinguere le passività aziendali emergenti dai bilanci dal 1986 al 1990.
Tutto ciò emerge dal Decreto del 5 febbraio 2000, a firma del capo del Dipartimento Mauro Masi che, tra l’altro, disponeva il trasferimento della Garanzia primaria dello Stato e confermava anche la corresponsione, alle banche erogatrici, del finanziamento (San Paolo IMI Spa, Efibanca Spa, Bnl Spa) del contributo in conto interessi all’origine deliberato in favore dell’Unità. Ma si poteva fare? La norma che lo consentiva era di per sé molto discutibile, tant’è che fu abrogata nel 2007.
Con quest’ultima legge, infatti, si consentiva che un’agevolazione dello Stato in favore dell’editoria, poteva poi essere girata a «soggetti diversi», che editori non erano.
In questo caso, oltretutto, la garanzia della presidenza del Consiglio, concessa all’Unità spa nel lontano 1990 venne poi concessa, nel 2000, a un soggetto che non era un editore, ma un partito politico e, addirittura, il partito cui apparteneva il presidente del Consiglio incaricato in quel momento. La cosa assurda è che la norma del 1998, che concede la garanzia, fatta ad hoc sotto il governo Prodi, dice che la corresponsione «delle rate di ammortamento per i mutui agevolati concessi può essere effettuata anche da soggetti diversi dalle imprese editrici concessionarie, eventualmente attraverso la modifica dei piani di ammortamento già presentati dalle banche concessionarie, purché l’estinzione dei debiti oggetto della domanda risulti già avvenuta alla data della stessa e comunque prima dell’intervento del soggetto diverso». Questo non era ovviamente il caso, visto che non vi era stata regolarità nei pagamenti e che L’Unità, fino al 1997, era capiente e ricca di immobili, poi ceduti, guarda caso, alla Beta immobiliare srl che faceva capo al partito dei Ds. I beni che garantivano i crediti erano tutti lì, ma dal 2007 il tesoriere Ugo Sposetti, senza informare né la presidenza del Consiglio, né le banche, cominciò a farli confluire in varie fondazioni, dove ancora si trovano. Il resto è storia recente: a pagare i debiti del centrosinistra saranno i cittadini.
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