Morì dopo 23 ore di attesa al pronto soccorso: “Scambiato per clochard”
Giuseppe Ramondino nella notte tra l’1 e il 2 maggio aveva perso la vita in una corsia del pronto soccorso a Moncalieri, città metropolitana di Torino.
La vicenda ha dell’incredibile: un infarto intestinale ha provocato la morte del pensionato di La Loggia, che viveva come un eremita nella vecchia cascina di famiglia, dopo aver trascorso 23 ore in sala d’attesa.
Il pm Ciro Santoriello spiega che “la circostanza che il personale sia stato avvisato della presenza di una persona in difficoltà è puramente ipotetica e frutto di un’illazione ricavata dalle immagini”. Del parere opposto è Gabriele Roveta, l’avvocato che assiste i familiari della vittima, il quale ha annunciato di presentare opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero.
“Assistenza inadeguata”
Il legale ha precisato che “il signor Ramondino non si è mai allontanato dal pronto soccorso. Si è limitato a uscire per pochi minuti ed è rimasto sempre in sala d’attesa”. Si tratta dunque di una “lacuna gravissima e chiederemo ulteriori indagini. Io non so se il signor Ramondino si sarebbe potuto salvare, ma di certo non ha ricevuto l’assistenza adeguata”, compreso quando “finalmente un operatore si è deciso a controllare e lo ha trovato privo di sensi in bagno ha ricevuto assistenza. Ma è stato sistemato su una sedia a rotelle ancora in sala d’attesa”.
L’avvocato Roveta infine, come riportato dal Corriere della Sera, ha svelato un particolare raccapricciante: “È stato scambiato per uno dei tanti clochard che dormono in ospedale. E per questo è stato trattato come l’ultimo dei reietti”.
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