Nominato tra i più influenti al mondo, a Riace Lucano prende 21 voti

Quanto accaduto a Riace domenica non vale soltanto per il piccolo comune calabrese: i responsi delle urne, al contrario, pongono l’opinione pubblica davanti a due lezioni importanti per comprendere sia il mondo di oggi che l’orientamento futuro.

In primis, che non sempre la visione offerta da chi crea opinione a livello nazionale, internazionale o sui social corrisponda alla realtà. Al contrario, la visione della periferia dal centro può apparire distorta e dunque è forte il rischio che la rappresentazione della realtà stessa presenti connotazioni lontane dalla verità.

Mimmo Lucano, che di Riace è sindaco dal 2004, nel 2016 ad esempio viene eletto tra i 50 uomini più influenti al mondo dal settimanale statunitense Fortune. Lui, primo cittadino di un piccolo comune di meno di duemila anime, viene inserito nella lista dove appaiono capi di Stato, regnanti e filantropi internazionali. Da allora in poi, Lucano diventa icona di una determinata parte politica, simbolo di una battaglia a livello italiano ed europeo, così come appare forte la convinzione all’interno di tutta la pubblica opinione che la sua comunità è interamente con lui. Passano tre anni, Mimmo Lucano prende domenica scorsa 21 voti a Riace e non riesce ad entrare nemmeno in consiglio comunale.

Si potrebbe pensare che è cambiato qualcosa in questi tre anni, ma così non è o comunque non si registrano scossoni tanto diversi da quelli di ambito nazionale. Semplicemente la rivista Fortune non c’ha azzeccato. Ma non è un semplice errore, anzi forse non è nemmeno un errore: la prospettiva dei redattore statunitensi è in linea con quanto si discute negli ambienti a loro più vicini, politicamente e culturalmente. E si sa come la tematica che rende Lucano famoso, ossia quella dell’immigrazione, risulti particolarmente sentita: lobby, ong, associazioni, società, sono tante le organizzazioni che si occupano sotto diversi aspetti di migranti ed accoglienza.

Dunque non appena a Riace ci si accorge di un’azione politica, quale quella dell’ex sindaco Lucano, volta a creare un particolare sistema di accoglienza, la rivista Fortune non solo promuove mediaticamente l’allora primo cittadino ma considera le sue scelte rilevanti a livello internazionale. Ma a Riace nel frattempo la pensano in maniera diversa: mentre dal “centro” (da non identificare come un luogo geografico centrale ma come il fulcro da cui si crea il pensiero e l’opinione più rilevante a livello internazionale) si guarda soltanto alla tematica che più interessa, in periferia i cittadini del comune calabrese guardano al municipio il cui prospetto è decadente. I problemi vissuti dalla comunità di Riace sfiorano soltanto la tematica dell’immigrazione, gli elettori piuttosto cercano evidentemente chi può evitare di far pagare loro l’esoso debito dell’ente e chi può rattoppare le strade.

È per questo che la rivista che determina gli uomini più influenti al mondo, non riesce ad influenzare nemmeno i 1.800 elettori di Riace. Per loro l’esperienza politica di Mimmo Lucano è da considerare conclusa, da qui gli appena 21 voti per l’ex primo cittadino.

Quando accade domenica a Riace, non è molto diverso da quello che nel 2017 succede a Lampedusa, altro comune noto per il problema immigrazione: l’allora sindaco Giusy Nicolini viene elogiata in tutta Italia, in tutto il mondo e l’ex premier Renzi la porta pure a cena da Obama. Ma poi, alla prova elettorale sull’isola, la Nicolini perde sonoramente ed ottiene solo un terzo posto su quattro candidati. Mentre il centro si occupa di immigrazione, i lampedusani guardano invece al problema della pesca sempre più sentito, alla mancanza di infrastrutture ed alla penuria di collegamenti con il continente. Argomenti sui quali, evidentemente, la Nicolini non viene ritenuta all’altezza della situazione.

E poi, come detto, c’è un’altra lezione che viene dalle elezioni di Riace, forse più politica che mediatico/culturale. L’accoglienza non può essere illimitata. Vero, questo forse lo si sa già, ma a Riace per la prima volta è possibile toccare con mano questo tipo di contesto: prendere come virtuoso l’esempio di un comune di 1.800 abitanti che decide di far entrare 500 o 600 migranti, è uno sbaglio. Non per razzismo, non per una questione etnica, ma proprio ragionando in ottica integrazione. Riace è un piccolo laboratorio dove è possibile notare gli effetti della questione migratoria in Europa: accogliere senza freno e pensare che al decremento demografico si può rispondere con una semplice sostituzione tramite cittadini provenienti dall’estero, è un qualcosa che alla prova dei fatti non regge.

Ci sono fattori culturali, tradizionali, oltre che anche economici, che a Riace decretano il fallimento del modello voluto da Lucano. Tanti migranti di diverse etnie difficilmente tra loro stessi riescono a sentirsi comunità, inficiando quindi l’integrazione di tutti. Così come, economicamente le casse del comune ad un certo punto non reggono alle spese affrontate per l’accoglienza. Proprio a poche ore dopo dal suo insediamento, il nuovo sindaco parla di una lettera del Viminale in cui si chiede conto di 4 milioni di Euro di spese non rendicontate. Non c’entra la politica, né qualsiasi questione legata al razzismo: semplicemente il modello Lucano non funziona e chi reputa l’ex primo cittadino tra i leader più influenti, non può far altro che recitare mea culpa.

il giornale.it

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