Quel nuovo spot in tv che celebra il cambio sesso
Gillette lo sa bene: la prima volta che un uomo, o meglio un adolescente, si fa la barba, non è un affatto un evento marginale o banale: è un piccolo segno di maturità e di crescita.
Quello che celebra Gillette con il nuovo spot pubblicitario diffuso in queste ore, è un evento doppiamente particolare perché mostra il momento in cui un padre insegna al figlio transgender come radersi per la prima volta.
Come riporta The Hill, il protagonista del video è Samson Bonkeabantu Brown, giovane transgender canadese, mentre si rade per la prima volta sotto lo sguardo attento e premuroso del padre. “Crescendo, ho sempre cercato di capire che tipo di uomo volevo diventare e sto ancora cercando di capirlo”, spiega Brown. “Ho sempre saputo di essere diverso. Non sapevo che esistesse un termine che identificasse il tipo di persona che sono”, prosegue. “Ho affrontato la mia transizione semplicemente per essere felice. Sono contento di essere arrivato al punto in cui sono in grado di radermi” racconta Samson Bonkeabantu Brown. “Sono un uomo e ne sono davvero felice. Non è solo la mia transizione: è la transizione di tutti coloro che mi circondano”.
“Ora, non aver paura”, incoraggia il padre nello spot mentre il figlio trans tenta di rasarsi. “Radersi la barba significa essere fiduciosi”. “Ogni volta, ovunque e in ogni caso, la prima rasatura è speciale”, recita la pubblicità. Il video ha già superato le 900.000 visualizzazioni da quando è stato diffuso sui social media. In un post pubblicato su Facebook, Brown spiega che lo spot è stato accolto in maniera molto positiva: “Sono profondamente consapevole di quanto sono fortunato a vivere in questo mondo supportato dalla mia famiglia a differenza dei miei fratelli e sorelle trans meno fortunati di me” osserva. “Sono sicuro che questa pubblicità incoraggerà molti dei miei fratelli e sorelle trans e darà loro la consapevolezza che la nostra esistenza in questo mondo deve essere accompagnata dall’amore e dal sostegno che meritiamo”.
Non è certo la prima volta che Global Gillette, unità commerciale di Procter & Gamble, strizza l’occhio alle tematiche care al politicamente corretto e all’universo progressista. A gennaio, la compagnia ha diffuso un video in cui sposava la retorica del #MeToo, seppellendo lo storico slogan dell’uomo forte “che non deve chiedere mai”. Come riporta IlGiornale.it, lo spot Gillette chiedeva di smettere di tollerare il bullismo, il sessismo e l’aggressività nei riguardi del sesso più debole, come se tutti gli uomini fossero colpevoli di non si sa cosa. “Non si può far finta di niente” si sente dalla voce fuori campo, “non possiamo riderci sopra e attaccarci alla scusa che sono solo ragazzi. L’uomo deve prendersi la responsabilità delle proprie azioni”.
Uno spot che ha suscitato numerose critiche da parte dell’opinione pubblica americana. In un articolo pubblicato su the American Conservative, Rachel Lu scrive: “Prima di tutto, se si vogliono mettere in mostra gli uomini onesti e perbene, non è corretto dire che tutti sono incorreggibili fino a quando le donne insegnano loro come fare. Il punto centrale dello spot è che i ragazzi e i giovani tendono a modellare il loro comportamento guardando altri uomini. È assolutamente corretto, quindi perché non mostrare alcuni esempi di uomini che hanno dato il buon esempio?”.
Invece di insultare gli uomini con una litania fattadi stereotipi brutali, prosegue l’articolo, che Gillette ci mostri “esempi di uomini che contribuiscono con qualcosa di buono per la società. Che ci faccia vedere uomini laboriosi che sono sempre presenti per le loro famiglie anche nei momenti difficili”. Stereotipi che vengono immancabilmente celebrati sull’altare del politicamente corretto anche nell’ultimo e controverso spot. Se è sacrosanto invocare il rispetto per tutti, far passare il messaggio che cambiare sesso a quell’età rappresenti quasi una banalità o una passeggiata di piacere, non lo è affatto e può essere un messaggio pericoloso. Un argomento troppo complesso e delicato per essere dato in pasto a multinazionale statunitense che – legittimamente – ha l’obiettivo di vendere un prodotto e a uno spot pubblicitario che, come tale, non può raccontare la complessità ma deve necessariamente appiattire tutto e banalizzare.
il giornale.it