Milioni di euro evasi perché non c’è la targhetta col numero civico
Decine di milioni di euro di tasse comunali evase a Napoli per l’assenza di targhette con il numero civico su numerosi immobili. A svelarlo è stato il vicesindaco di Napoli, Enrico Panini. Una valutazione più precisa dei mancati versamenti attribuibili a questa circostanza si potrà ottenere solo al termine del lavoro che sul territorio sta conducendo la polizia municipale.
Per ora si tratta di una stima che si basa sul numero di avvisi tornati indietro tra quelli recapitati dal Comune per il pagamento dei tributi locali. Sono circa 9 mila gli immobili non individuabili sul territorio, ai quali fino ad oggi non è stata consegnata la corrispondenza inviata dall’ente locale.
“Ce ne siamo accorti perché ho chiesto di mettere sotto esame le casistiche delle buste che ci ritornano come inevase. Esaminando le buste che mandano la dichiarazione Tari, Imu, di tributi che i cittadini napoletani devono versare, abbiamo visto che, per diverse di quelle che ritornano a noi, la motivazione rilasciata dal postino è ‘Non c’è il numero civico’. Quindi abbiamo cominciato ad esaminare il fenomeno”, ha spiegato il vicesindaco. Il numero 2 dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi De Magistris aveva svelato il numero degli immobili senza numero civico in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno nelle scorse settimane.
“Adesso – ci ha chiarito – stiamo censendo gli immobili per singola strada, poi partirà la polizia municipale, edificio per edificio, non solo per rilevare l’effettiva mancanza del numero civico, ma anche per dare ordine al condominio o al singolo cittadino, di collocare (come dice un’ordinanza del 2014) un numero civico, secondo le modalità estetico-formali e di dimensione definite dal Comune di Napoli”. L’ordinanza a cui fa riferimento Panini è quella del 13 febbraio del 2014, con cui il sindaco di Napoli ha imposto ai proprietari degli immobili, ai costruttori, agli amministratori di condominio di “verificare la coincidenza tra l’assegnazione della numerazione civica e l’indicazione della stessa sulla targhetta apposta in corrispondenza dell’accesso del fabbricato, del locale terraneo, del cancello o della traversa privata” e di provvedere all’apposizione della targhetta identificativa del civico.
La Polizia municipale di Napoli si sta occupando ora di rintracciare gli immobili su cui non risulta apposto il numero civico. E, dove manca, bisogna poi accertare se sia mai stato attribuito. Con due agenti del Nucleo amministrativo della polizia municipale di Napoli siamo stati in via Orazio, dove è stata rilevata la presenza di un immobile a cui risulta attribuito un numero civico che, però, non è visibile esternamente. Al proprietario è stata comminata una sanzione di appena 50 euro. “Si tratta di un caso che abbiamo scoperto incidentalmente, nell’ambito del lavoro che stiamo facendo sui passi carrai”, hanno chiarito. “Non lo sapevo, mai ci avevo pensato alla targhetta da affiggere”, ha affermato uno dei residenti dell’immobile di via Orazio.
Difficile stabilire quanto possa esserci un’intenzionalità dietro l’assenza di 9 mila targhette con il numero civico sugli immobili di Napoli. Per il vicesindaco fino ad oggi il cittadino non si è mosso per risolvere il problema “per una somma di questioni: un po’ di furbizia, un po’ di dimenticanza, altro”. “Sarebbe riduttivo e sbagliato – aggiunge – pensare che manca il numero civico perché io voglio evadere e non farmi riconoscere, perché la penalizzazione è che non ricevo la posta ordinaria. Penso che il livello di assenza del numero civico legato alla dimensione dell’abuso sia quantitativamente limitato. In realtà ci sono palazzi storici che per la loro configurazione non hanno messo il numero civico, magari pensando che poteva essere un criterio estetico. E il numero civico, anziché all’esterno, è all’interno. Ci sono alcuni motivi, che non riesco completamente a catalogare, perché siamo all’inizio. Diciamo che la maggioranza delle vie sono vie del centro storico. O vie molto piccole, o vie che hanno cambiato la numerazione, per cui ci sono sovrapposti dei numeri. Palazzi abbandonati. Insomma, una casistica varia”. Milioni di euro evasi per gli immobili senza numero civicoPubblica sul tuo sito
Il lavoro della polizia locale è in corso e potenzialmente il numero degli edifici non identificabili potrebbe aumentare. Se dovesse accadere, il vicesindaco esclude che lo scarto potrebbe rivelarsi molto ampio: “Al massimo ce ne scappano dieci, nel senso che il 90% delle famiglie napoletane ha ricevuto in questo anno un avviso da parte del Comune. Hanno ricevuto per la tassa sui rifiuti o per altre imposte locali. Solo per la Tari sono stati mandati 600 mila avvisi e ne sono tornati indietro 20 mila. Tra quei 20 mila per 9 mila è il numero civico assente. Visto il numero altissimo di avvisi che abbiamo mandato, escludo che ci sia un’alta quantità consistente di numeri civici non registrati, in qualche modo non intercettati dalla nostra rilevazione”.
Il personale della municipale dovrà accertare anche, in mancanza di targhetta, se sia mai stato attribuito il numero civico. La richiesta del numero civico è obbligatoria per ogni immobile e quando si presenta, deve esservi allegato un certificato di agibilità dell’immobile. Tra i 9 mila immobili senza civico potrebbero esserci anche immobili inagibili? Il vicesindaco lo esclude. Si tratterebbe, quindi, solo di un problema di forma, che si limita alla trasgressione della regola che impone l’apposizione della targhetta all’esterno.
Sulla base di quanto afferma, non sono stati finora individuati immobili “fantasma”, cioè edifici a cui non è mai stato attribuito un numero civico e per i quali, quindi, non è stato mai presentato un certificato di agibilità, pertanto abusivi e potenzialmente inagibili. “Perché – dichiara Panini – può darsi che ci siano tra questi 9 mila civici mancanti anche immobili che non hanno un’agibilità, però se penso a diverse vie del centro storico sulle quali in questi giorni il mio occhio è caduto con diversa attenzione rispetto al passato, escludo che ci siano condizioni di inagibilità, ovvero che quell’edificio rappresenti un pericolo per chi è ospitato nell’edificio. Ma nel momento in cui agenti della polizia municipale percorreranno una determinata strada, individuando i numeri mancanti, chiamando o il custode o l’amministratore del condominio, o il proprietario dell’immobile, a questo punto si completa l’insieme del carteggio per quanto riguarda l’immobile”.
Intanto, si lavora per combattere l’evasione e mettere ordine nelle banche dati del Comune. “Gli effetti sul piano fiscale sono duplici – dichiara il vicesindaco – da un lato, ovviamente, c’è un mancato versamento e la relativa sanzione, è anche per questa ragione che stiamo facendo una radiografia del territorio di dettaglio, dall’altra c’è una fase di recupero importante che come Comune abbiamo messo in campo e i segnali sono visibili, nel senso che lo vediamo non solo sul versante delle entrate, ma anche della messa in ordine delle nostre banche dati. E il rapporto dei cittadini rispetto a questa dimensione, cioè di un’amministrazione che tende a limitare al massimo il fenomeno dell’evasione, è un rapporto assolutamente positivo, nel senso che collaborano con l’amministrazione”.
La stima dell’evasione è stata condotta, per il momento, solo relativamente alla Tari, la tassa sui rifiuti. “Si tenga conto – chiarisce Panini – che nel nostro caso la tassa sui rifiuti è pagata dal 65% delle famiglie napoletane ed è pagata solo dal 40% delle aziende. Perché così tante aziende non pagano? Perché c’è un’alta mortalità tra le aziende, nel senso che aprono e chiudono, si aggregano, cambiano nome, quindi c’è un meccanismo che fatica a stabilire un rapporto tempestivo tra comune e azienda”.
“In mezzo ai nuclei familiari che non pagano – illustra – ci sono alcuni che non pagano tributi consistenti (anche mille, 2mila, 3mila euro), ci sono anche persone che non pagano 300 euro di Tari all’anno, e quelle persone non pagano perché non ce la fanno a pagare, nel senso che il reddito a Napoli è un terzo del reddito pro capite di Milano”. Per questo, a suo avviso, sarebbe importante che “lo Stato italiano si dotasse di strumenti che consentano a quelle persone di pagare il tributo senza sentirsi impropriamente evasori”. Per lui la soluzione potrebbe trovarsi nel baratto amministrativo: “uno strumento introdotto dalla normativa e in realtà depotenziato da alcune sentenze della Corte dei conti. Costruito correttamente, può consentire a migliaia di persone di regolare il proprio conto con i tributi, senza sentirsi un evasore, o sentirsi colpevolizzato perché il proprio reddito, la mancanza di un lavoro, un licenziamento, una difficoltà, non gli consente di avere un reddito utile per pagare un determinato tributo”.
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