Lega, Franco Bechis svela la mossa a tenaglia dei pm: effetto domino, come vogliono rovinare Matteo Salvini

Il Tribunale del riesame di Genova ha dato ieri un’ altra picconata alla Lega nella vicenda del clamoroso sequestro di 49 milioni di euro per la contabilità allegra nell’ epoca di Umberto Bossi segretario federale e Francesco Belsito tesoriere del partito. È stato riconosciuto come legittimo infatti un mini sequestro (per 16 mila euro) eseguito dalla Guardia di Finanza di Genova nei conti della Lega Toscana.

Non sono note le motivazioni di questa decisione, che apparentemente contrasta con quella della Corte di Cassazione che aveva riconosciuto la vita autonoma di quelle che nel mondo leghista si chiamano “Nazioni”, e che sono le strutture territoriali del partito. La somma sequestrata è certo piccola soprattutto rispetto alla montagna che gli inquirenti vanno cercando e che mai troveranno (quei fondi non ci sono più perché in gran parte legittimamente spesi negli anni per fare attività politica).

Effetto domino – Ma ha il sapore di un trattamento giudiziario a tenaglia che punti in ogni modo a impedire qualsiasi attività politica di Matteo Salvini e del suo partito, perché se il sequestro è stato possibile in Toscana è ovviamente alto il timore che possa avvenire una cosa simile nelle altre dodici organizzazioni territoriali (Alto Adige, Emilia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Romagna, Trentino, Umbria, Valle d’ Aosta e Veneto). Se questa è la strada imboccata dalla magistratura diventerà letteralmente impossibile anche solo pagare un manifesto o l’ organizzazione di una manifestazione anche nel più piccolo dei Comuni italiani.
Nonostante l’ evidente successo politico del momento oggi non varrebbe la pena nemmeno di mettere in piedi dal nulla altre organizzazioni territoriali, ad esempio nel Lazio, in Molise o in Sicilia, perché un minuto dopo potrebbe bussare alla porta un finanziere pronto a sequestrare ogni bene materiale perché magari proveniente da quei rimborsi elettorali ottenuti all’ epoca di Bossi, una vita fa.
Se fosse così avrebbe il sapore di una persecuzione politica di altri tempi e altri regimi.
Ma una speranza ancora c’ è.
Una sola piccola somma la Lega toscana aveva ricevuto dalla Lega federale al momento della sua costituzione. Un solo versamento, su un conto bancario provvisorio (subito dopo ne è stato aperto un altro in un istituto diverso) a titolo di rimborso per spese di campagna elettorale in Toscana anticipate da singoli militanti e dirigenti.
Quella somma ammontava in tutto a 20 mila euro, e provenendo dalla Lega madre poteva in teoria essere stata attinta da quei rimborsi elettorali oggetto del sequestro. Tutta la contabilità delle strutture territoriali salvo questa eccezione da lì in poi è dovuta soltanto a tesseramenti in quel singolo territorio e a contributi di persone fisiche (in genere gli eletti territoriali) e giuridiche di quelle zone. Non un euro è arrivato dalla Lega di Salvini. Non si capirebbe il motivo quindi di una eventuale aggressione a introiti che sicuramente nulla hanno a che vedere con il presunto reato commesso all’ epoca di Bossi e Belsito. Ed è aberrante immaginare che si possano portare via soldi a qualsiasi militante o simpatizzante che oggi abbia versato magari con grande sacrificio un piccolo aiuto finanziario al partito di Salvini.

Pene alleggerite – Peraltro proprio ieri al processo è emersa una cosa grottesca: la stessa procura generale ha dichiarato prescritto parte del reato per Bossi e Belsito, quindi viene abbassata al di sotto dei due anni la richiesta di pena per il Senatur, che così non incorrerebbe nemmeno nelle previsioni della legge Severino, rischiando di perdere la poltrona da parlamentare appena riavuta. Pene alleggerite per tutti, alla fine pagherebbe e pesantemente il solo che all’ epoca manco aveva diritto di voto in segreteria federale: Salvini. Unica certezza: i magistrati non avranno mai – nemmeno con mille sequestri- i 49 milioni che vanno cercando.
Certo non li troveranno nelle 13 strutture territoriali, che alla fine del 2017 tutte insieme avevano un patrimonio netto di 3,7 milioni (per quattro di loro addirittura un patrimonio negativo), e sui conti correnti in tutto 1,9 milioni di euro, in gran parte derivanti dalle disponibilità liquide della Lega lombarda (1,1 milioni). Nella maggiore parte delle “Leghe” peraltro sono più i soldi che si spendono per fare campagne elettorali, che sul territorio non mancano mai, che quelli che entrano con i contributi volontari. Quindi anche quel piccolo patrimonio è destinato ad assottigliarsi.

 

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