Casal Bruciato, continua la protesta anti-rom: “Case agli italiani”. E una donna con bimbo occupa la casa destinata a famiglia nomade

In strada c’è anche Casapound. La presidente del municipio IV: “Valutiamo se c’è un’alternativa. Si tratta di una famiglia di 5 persone che aveva i requisiti ed era in graduatoria”. E Noemi, la ventenne che ha occupato l’alloggio assegnata alla famiglia nomade: “Non ce ne andiamo da qui finché non ci danno casa”

“Noi gli zingari qui non li vogliamo, quella casa deve andare a un italiano”. Lo ripetono gli abitanti di Casal Bruciato scesi in strada ieri per protestare contro l’assegnazione di una casa popolare ai nomadi. “Quella casa ora l’ha occupata una ragazza con un bimbo di sei mesi – dice Nunzia, un’abitante – dormiva in macchina. Meglio un’italiana che i rom, ci deve stare lei. I rom non devono tornare o blocchiamo tutto”.

Gli animi di chi manifesta in strada si sono poi accesi quando si è saputo che la ragazza che ha occupato l’appartamento era stata invitata a uscire perché “abusiva”. “Ci deve stare lei, un’italiana. Ne ha diritto”, hanno urlato gli abitanti invitandola a rientrare in casa.

Casal Bruciato, residenti in strada contro i rom. E c’è anche Casapound

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“L’hanno minacciata di toglierle il bambino – dice un’abitante – li levassero ai nomadi i bambini. E’ una vergogna. Adesso blocchiamo la strada”.

E arriva anche Casapound: “Siamo qui per dare sostegno alla ragazza italiana con un bimbo piccolo” che ha occupato stamattina la casa assegnata a una famiglia nomade, scandisce al megafono Davide Di Stefano, responsabile romano dell’associazione di estrema destra. “Siamo qui a dare sostegno alle fasce più deboli – ha aggiunto – Siamo venuti a difendere gli italiani. Prima gli italiani!”.

Casal Bruciato, giovane mamma occupa casa assegnata a rom: “Dobbiamo farci giustizia da soli”

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Noemi Fasciano, questo il nome della giovane donna che si è accampata nella casa destinata ai rom, ha solo 20 anni e, col suo compagno Simone Vandalo e il piccolo Nicolò di 6 mesi appena,, contnuano la loro battaglia: da stamani si sono sistemati sul pianerottolo al VI piano, fuori dall’appartamento che era stato assegnato alla famiglia rom e all’interno del quale stamani erano anche entrati.

“Penso che abbiamo tutti diritto alla casa e noi non abbiamo meno diritti dei rom. Non ce ne andiamo da qui finché non ci danno casa”. Alle 15 scende nel cortile col passeggino, la folla applaude. Grida “Noemi non mollare”.

Dopo le proteste, secondo la presidente M5S del Municipio IV, Roberta Della Casa, che ha incontrato i cittadini,  la famiglia nomade assegnataria della casa popolare potrebbe rinunciarci. “Dopo essere stati accolti in questo modo immagino non siano propensi a rientrare – ha detto Della Casa – Ora vediamo. Valutiamo se c’è un’alternativa. Si tratta di una famiglia di 5 persone che aveva i requisiti ed era in graduatoria”.

“Fateci vedere queste graduatorie – le urlano contro gli abitanti -. Ci sono italiani che dormono in macchina. La sindaca delle periferie dov’è oggi? Noi qui quelli non ce li vogliamo”.

La protesta era cominciata ieri, sull’onda della rivolta di Torre Maura. Alcuni residenti in via Facchinetti 90 erano scesi in strada per impedire la consegna di un alloggio popolare a una famiglia rom. E’ l’11esimo caso di intolleranza in città, a partire dalle rivolte contro il centro per migranti a Tor Sapienza nel 2014 e all’indomani dei fatti di Torre Maura.

Le assegnazioni degli alloggi popolari alle famiglie rom in linea con i parametri di legge rientra nel piano di superamento dei primi due villaggi attrezzati, La Barbuta e La Monachina, che dovranno chiudere entro il 2021.

Attualmente si stanno ultimando le assegnazioni ai 19 nuclei de La Barbuta che sono risultati “aventi diritto” a fronte delle verifiche disposte dal Comune, nell’ambito del piano per lo svuotamento del campo.

Ieri pomeriggio però a Casal Bruciato è cominciata l’ennesima rivolta, aizzata da esponenti dell’estrema destra.

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