La sfida è iniziata. Sondaggi confermano numeri. Populisti fanno tremare l’Europa.
Come affermato da qualcuno, il nazionalismo 2.0 non può più essere sottovalutato. Bisogna comprendere le vere radici di questo cambiamento. Un cambiamento che con le prossime elezioni di maggio potrebbe modificare il volto del Vecchio continente.
Il populismo non nasce oggi. Non è solamente il frutto della crisi del 2008 o di quella dei rifugiati seguita alle Primavere arabe. Ma ha radici più profonde.
E non è neppure vero – sostengono Roger Eatwell e Matthew Goodwin – che i populisti siano solamente “uomini bianchi e arrabbiati”. Basti pensare che Trump ha ottenuto il 28% dei consensi dalla comunità latina. Certo, a volte può capitare che questi movimenti possano catalizzare il voto di frange estremiste. Ma sarebbe riduttivo catalogare il tutto come “fascismo”.
Quella a cui ci troviamo davanti è senza dubbio una rivolta contro il sistema europeo e occidentale. Sempre più spesso, infatti, capita che i cittadini Ue sentano Bruxelles e Strasburgo lontane dalle loro necessità. Gli organismi europei vengono visti come incapaci di risolvere il vero problema della gente. Ed è proprio a questo malcontento che attingono i movimenti populisti che, come scrivono i due autori nella loro conclusione, cambieranno la politica di molte nazioni occidentali e per molto tempo.
Ecco perché maggio rappresenta un po’ il giro di boa. Una grande sfida a cui i partiti dovranno rendere conto.
Secondo i sondaggi, i partiti populisti sono in continua ascesa, i consensi aumentano.
Se così fosse, i partiti tradizionali dovranno cominciare a ripensare se stessi e fare un’attenta auto-analisi. In ballo c’è il futuro stesso dell’Unione europea.
Fonte: Il Giornale