Legittima difesa, la Lega rilancia: niente porto d’armi, alzando i limiti di potenza per le pistole

La legge sulla legittima difesa è un primo passo, ma ora bisogna avere gli strumenti di autodifesa adatti. Questa la premessa che ha portato una settantina di deputati della Lega a firmare una proposta per «rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale, aumentando da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi». 

L’UNITÀ DI MISURA
Al momento qualsiasi arma per essere a libera vendita deve avere una potenza inferiore ai 7,5 joule (è l’unità di misura più usata in materia, e indica l’energia cinetica sviluppata al momento dell’impatto). Vengono considerate armi da fuoco tutte quelle che ‘sprigionano’ un’energia superiore ai 7,5 joule e pertanto il loro acquisto richiede una autorizzazione e la successiva denuncia di possesso. In Italia le licenze concesse per la detenzione di armi in casa sono poco più di 5 milioni, «il che significa che un italiano su dieci è in condizioni di utilizzare un’arma», si legge nella premessa della proposta di legge leghista.

LE MOTIVAZIONI
L’autorizzazione all’acquisto di armi in Italia può essere concessa per uso venatorio o per finalità sportive (come ad esempio per il tiro a volo), oppure appunto «per la difesa personale». 
«Nei primi due casi ottenere le licenze – spiegano i promotori della legge – è più semplice», basta seguire le procedure amministrative. «Il picco di richieste si è avuto nel 2015, un dato che – si osserva – va messo strettamente in correlazione con la percezione della sicurezza da parte dei cittadini». Spesso – questa la riflessione dei leghisti – «la richiesta del porto d’armi per uso venatorio è solo un pretesto per avere un’arma in casa per difendersi dai malviventi». Si rileva che «gli iscritti alle associazioni venatorie siano poco più di mezzo milione, con un calo considerevole di quasi 250.000 aderenti nell’ultimo decennio. Un dato in netta controtendenza rispetto alle richieste del porto d’armi per uso venatorio nello stesso periodo: dieci anni fa le domande erano meno di 400.000, mentre oggi superano abbondantemente il mezzo milione».

DINIEGHI IN AUMENTO
Considerato che sono aumentati i dinieghi per il rilascio dei permessi e che è «molto complesso ottenere il permesso per difesa personale», il partito di via Bellerio punta a modificare la legge del 1975 numero 110 che è già stata aggiornata nel settembre del 2018. «Con l’attuale limite puoi detenere un’arma che spara pallini piccolissimi, non riesci neanche a perforare una lattina. Se qualcuno ti entra in casa con un fucile non puoi fare niente. Non vogliamo il Far West o il Bronx ma occorre dotarsi della possibilità di difendersi», osserva la prima firmataria della legge, Vanessa Cattoi, «una scacciacani, una pistola spray al peperoncino non basta per disarmare qualcuno». 

Ed ancora: «Con una potenza di 15 joule non uccidi nessuno, ma non devi stare addosso al ladro per proteggerti, non sei costretto ad avvicinarti a lui. Chi fa la vita reale sa che occorre avere un’arma per difendere la propria famiglia, basta guardare i telegiornali per capire cosa succede». Non viene intaccata la normativa sul porto d’armi. Ma si punta a rendere «più veloce l’iter dell’acquisto di un’arma destinata alla difesa personale per evitare di dotarsi di un porto d’armi o di ricorrere al mercato nero». «Così si tagliano anche i tempi della burocrazia negli uffici», osserva la deputata. L’articolo chiave della legge è il primo: «Si incrementa a 15 joule la potenza delle comuni armi da sparo al di sopra della quale è necessario avere il porto d’armi». In Francia la potenza di un’arma di libera vendita è di 40 joule, in Spagna 21.

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