L’ultimo delirio firmato Ue (e Kyenge). Preparano il reato di “Afrofobia”
Segnatevi questo termine: “Afrofobia”. Da oggi ne sentirete parlare a lungo e diventerà la nuova foglia di fico dei buonisti europei e degli ipocriti radical chic.
Si scrive Afrofobia, si legge “Prima gli africani”
Ieri pomeriggio il Parlamento Europeo ha adottato la risoluzione sull’Afrofobia. Con questa parola si fa riferimento alla «forma di razzismo, che include qualsiasi atto di violenza o discriminazione, alimentato da abusi storici e stereotipi negativi, che porta all’esclusione e alla disumanizzazione delle persone di origine africana».
L’esultanza della Kyenge: “Svolta storica per noi africani in Europa”
Perché Strasburgo inventa il termine afrofobia? Il motivo, che ha fatto esultare Cecile Kyenge, che oggi ha parlato di decisione storica, è presto detto. Al momento, si stima che nel Vecchio continente vivano 15 milioni di persone di origine africana. Inoltre, secondo uno studio dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali «le minoranze provenienti dall’Africa, soprattutto dell’area subsahariana, sono particolarmente esposte al razzismo e alla discriminazione in tutti gli aspetti della vita».
Che cosa c’è dietro questa risoluzione? Si chiede agli Stati membri e alle istituzioni «di riconoscere questa forma specifica di razzismo esortandole a combattere in modo sistematico le discriminazioni etniche e i reati generati dall’odio nonché a mettere a punto risposte politiche e giuridiche a tali fenomeni che siano efficaci e basate su dati oggettivi». Le conseguenze? Facile immaginarle. Sui giornali europei le persone di origine africana potranno essere menzionate solo in senso positivo. Delitti come quello di Pamela ad Ancona e di Desireè a Roma, verranno epurati da ogni riferimento alle origini africane degli assassini. Facile no? Non potendo cancellare i reati commessi, si impedisce di dare informazioni su chi ha commesso il reato.
Ma il disegno transnazionale non si limita alla censura. Impone, nei fatti, una particolare attenzione economica nei confronti degli africani. La risoluzione chiede infatti «di rivolgere una particolare attenzione alle persone di origine africana all’interno degli attuali programmi di finanziamento e del prossimo quadro pluriennale invitandola anche ad istituire un gruppo dedicato nell’ambito dei suoi servizi, che si occupi nello specifico delle questioni connesse all’Afrofobia».
Dietro l’afrofobia un piano che smantella i diritti degli europei
La spiegazione dietro il politichese? Lo slogan della Ue, con questa risoluzione diventa: “Prima gli africani”. Si obbligano, infatti, i governi europei ad assistere gli africani in via privilegiata. E chi non lo fa, privilegiando ad esempio, gli italiani, compierà un atto di “afrofobia”. Quindi dietro questa “parolina magica” il passaggio obbligato è intuibile: la casa popolare, il sussidio di disoccupazione, il reddito di cittadinanza, l’impiego, l’assistenza sanitaria. Guai all’amministratore (immaginate il sindaco di Sesto San Giovanni) che vorrà far passare prima un italiano, uno svedese o un francese rispetto a un migrante appena sbarcato dal Senegal o dal Marocco. Il giudice di turno bloccherà tutto. E motiverà la sentenza con questa risoluzione Ue. Quindi, occhio all’Afrofobia, che i diritti dei poveri europei si porta via.