Ritorna ad esplodere il caso Sea Watch. Governo sotto attacco dai pm. E gli atti ecco dove arrivano.
Ci risiamo. Si ritorna a parlare del caso sbarco migranti. E questa volta a mettere carne al fuoco è la procura dei minori.
Il procuratore dei minori di Catania, Caterina Ajello ha inviato gli atti alla procura generale di Catania. A sua volta il procuratore Roberto Saieva, riporta Report, “conferma di averli ricevuti, ma non conferma né smentisce di aver a sua volta inviato quegli atti al procuratore capo Carmelo Zuccaro per aprire un fascicolo penale”. Dalla segnalazione, fa però notare Avvenire, potrebbe nascere “una inchiesta simile a quella del caso Diciotti”.
A fa discutere è la questione dei quindici migranti minorenni che erano a bordo della Sea Watch questo gennaio. Per la procura c’è stata una violazione nei confronti dei minori presenti su quella Ong.
Si cerca di ribattere sempre sullo stesso punto. Sembra quasi un accanimento politico e giudiziario solo perché al centro c’è la questione scottante dei migranti e la politica sulla questione di Matteo Salvini.
Ma che cosa era successo? Si ritorna indietro di qualche mese.Il 25 gennaio però il procuratore dei minori di Catania prese carta e penna e scrisse sia al Viminale che al Mit per segnalare “i diritti di questi minori stranieri che non potevano essere esercitati se non dopo lo sbarco”.
Il problema, sottolinea il pm, è che “non abbiamo ricevuto risposta”. “A rispondere alle sollecitazioni della procuratrice – spiega Report – è solo la Questura di Siracusa, che afferma di non poter agire poiché ‘a livello centrale non era stato ancora individuato il Place of safety (Pos), cioè il porto di sbarco’”.
Secondo la Ajello nella gestione del caso Sea Watch c’è stata “sicuramente una violazione”, almeno “sotto il profilo dei minori”. Dovevano sbarcare subito?, chiede il giornalista. “I minori hanno diritto al permesso di soggiorno in Italia”, conferma la Ajello.
Ma Ajello spiega che la violazione “costituisca reato è da vedere”, e tra l’altro non spetta a lui occuparsene.
Fonte: Il Giornale