Il nuovo che avanza con Zingaretti? Pronti ad uscire dalle catacombe i peggiori traditori del popolo italiano: Prodi e Letta
Si potrebbe dire “Sweet Home Pd”. Romano Prodi ed Enrico Letta commentano con entusiasmo la partecipazione ai gazebo dem e l’elezione a larga maggioranza di Nicola Zingaretti come nuovo segretario. Prodi, in un’intervista al Corriere della Sera, parla di “riscossa” e dice di sentirsi “quasi a casa”. Letta, in un’intervista alla Repubblica, annuncia la volontà, dopo 5 anni, di riprendere la tessera del partito.
Romano Prodi riparte dalla metafora della tenda, dice la sua “si è già molto riavvicinata”, ma non annuncia di voler riprendere la tessera del Pd. Chiede che segua “una linea di apertura e di inclusione”. Si dice “soddisfatto” delle primarie dem.
“Tra le persone che votavano ai gazebo ho avvertito la rinascita di uno spirito antico. Una riscossa psicologica inaspettata. Ritenevo che un’affluenza importante fosse indispensabile per dare forza al candidato vincente. E un’affluenza importante c’è stata. Le primarie sono la più grande manifestazione di democrazia nel nostro Paese, non i giochini calati dall’alto sulle piattaforme digitali”… “Un milione per me era già un grande traguardo. Non si possono fare paragoni con le altre primarie. Questi numeri contano perché servono a chiudere con il passato e, allo stesso tempo, danno la possibilità di aprire un nuovo capitolo”.
Le aspettative su Nicola Zingaretti sono altissime, anche per il Professore, perché “il Pd è il più grande partito veramente nazionale che, in quanto tale, ha la possibilità di unificare l’Italia”.
“Io credo che ora non si debbano più commettere i vecchi errori. Il Pd, ancor più con il voto di domenica, si conferma come la forza maggioritaria del riformismo in Italia. Ma solo le coalizioni possono aspirare al governo. È un dato imposto dalla legge elettorale. Serve una forza larga che guardi al centro e a sinistra”.
E siccome il non detto è sempre Matteo Renzi, alla domanda sul renzismo, Prodi replica che “puòbenissimo essere inclusivo anche Renzi”. C’è però un punto su cui il Professore insiste.
“Ai gazebo delle primarie c’era, appunto, molta gente. Ma era un elettorato in gran parte anziano. Ecco, dobbiamo partire da qui, dai giovani che non c’erano. E l’Italia deve diventare un Paese che attira i migliori fra loro, non che li allontana, come accade attualmente”.
Enrico Letta fa invece quel passo decisivo per il ritorno a casa. Riprenderà la tessera del Pd dopo 5 anni, ma conferma la sua vita extraparlamentare. Alla Repubblica si dice convinto che si sia aperta una fase davvero nuova:
“Il valore di queste primarie è doppio, perché sono state uno straordinario successo di partecipazione nonostante una campagna che non è stata al centro del dibattito politico”… “Il momento è grave. Di fronte a un Movimento 5 stelle in liquefazione e al rischio di un governo Salvini è scattata l’insurrezione”.
Letta avverte un “clima cambiato”, con la luna di miele finita per il Governo, con i gialloverdi che “hanno dimostrato di non avere un progetto bensì solo l’arroganza del potere”. Nelle mani di Nicola Zingaretti c’è un’opportunità.
“Al Pd è stata concessa una occasione vera. Gli è stato chiesto di salvare il Paese, non di esercitarsi in tatticismi di piccolo cabotaggio”.
Per Letta se cade il Governo si deve votare, il Pd non può fare da stampella ad altre maggioranze.
“Sarebbe sbagliato, non servono scorciatoie. Il Pd deve avere come bussola l’indisponibilità a qualunque operazione di trasformismo in Parlamento. L’obiettivo è arrivare a elezioni anticipate il più presto possibile. Qualsiasi altra operazione sarebbe di breve respiro e non sarebbe capita. La connessione sentimentale si ricrea parlando al Paese, non agli altri partiti. Zingaretti metta in campo una opposizione credibile, ciò che è mancato in questi mesi”.
Enrico Letta vede “la potenzialità di un partito forte e generoso, con un progetto chiaro e autonomo per il governo del Paese. Ricordiamocene quando toccherà di nuovo a noi: servono anticorpi contro l’arroganza. Il Pd non deve più essere il partito antipatico”.
Renzi resterà nel Pd? Possono convivere vecchio e nuovo corso?
“Le prime parole di Renzi sono state intelligenti e incoraggianti. Mi è sembrato costruttivo. E se lo dico io…”.
Renzi dice che lei non supera il rancore.
“Avrei tante cose da dire, ma la cosa più ridicola sarebbe sciupare un momento così bello riaprendo capitoli che per fortuna sono chiusi”.
Prima delle politiche arriveranno le europee. Al Pd basterà prendere più del 18 per cento?
“In Italia si gioca la partita più importante per allontanare l’incubo del sovranismo dall’Europa. Come noi tifiamo per i democratici affinché battano Trump, così nel resto del contintente si guarda al Pd nella speranza che diventi il motore dell’alternativa”.
Non è ancora troppo fresco il ricordo dell’ultima stagione di governo chiusa con il 18 per cento?
“Quel tempo è passato. Ma ricordiamocene quando toccherà di nuovo a noi governare: servono anticorpi contro l’arroganza. Il Pd non deve più essere il partito così antipatico e respingente da spingere la gente a votare il M5S”.