Tassa sulla auto nuova fino a 2.500 euro, l’eco-follia dal 1° marzo: ecco chi rapinano
Non si fa che parlare di Quota 100 o Reddito di Cittadinanza, quando l’ intervento del Governo che colpisce direttamente il maggior numero di italiani è quello del settore auto. I 34 milioni di automobilisti e le centinaia di migliaia lavoratori del settore, tra produzione e reti distributive, sono coinvolti da due norme tutt’ altro che irrilevanti per i loro effetti.
L’intervento più noto è il cosiddetto “Bonus-Malus” per le nuove immatricolazioni: a partire dal 1° marzo si è inteso colpire le nuove auto (Euro 6d) con una sovrattassa all’ acquisto dai 1.100 ai 2.500 euro per i veicoli che emettono oltre i 160 gr/km di CO2 (moltissimi modelli) premiando quelle con emissione sotto i 90 gr/km (pochi modelli e tutti di produzione estera) con un bonus dai 1.500 ai 6.000 euro.
Al di là degli annunci altisonanti, questa sovrattassa non colpisce solo chi intenda comprare una Porsche o un mega suv a 8 cilindri, ma tante vetture medie specie a benzina quali, ad esempio, la piccola monovolume Fiat Qubo, la Mini, la Jeep Renegade 4X4.
CERTIFICAZIONE
Un’ altra norma meno nota, ma non per questo meno rilevante, è la riduzione al 50% del bollo auto per le vetture con età compresa tra i 20 e i 29 anni, con l’ unica condizione che vengano certificate quali auto storiche, certificazione che però non prevede alcun particolare o obbligatorio requisito.
Parliamo di oltre 3.5 milioni di auto, il 90% delle quali sono oggettivamente solo vecchie e non rivestono alcun vero significato storico: vecchie Panda, Corsa, Fiesta, che, spesso maltenute e pericolose, circolano ogni giorno.
Le auto ultraventennali che vale la pena tutelare e conservare, le cosiddette “Youngtimer” immatricolate tra il 1989 e il 1999 e con vero valore storico (ad esempio la Delta Integrale, il Duetto Alfa Romeo, Ferrari F355), sono circa il 10% e non superano le 400 mila unità in Italia (ed è già un gran numero). Auto per le quali i tanti veri collezionisti fanno sacrifici per conservarle al meglio, con restauri e manutenzioni meticolose, usandole in occasioni rare e in modo ponderato, proprio per non “strapazzarle” troppo.
Finora solo le auto con oltre trent’ anni, quindi antecedenti al 1988, pagavano e continueranno a pagare una tassa “forfettaria” di circa 30 euro l’ anno (zero euro se l’ auto non viene fatta circolare) perché internazionalmente questa età le fa considerare automaticamente auto storiche, mentre le auto con meno di 30 anni pagavano normalmente il bollo (con qualche riduzione in alcune Regioni Italiane).
In teoria, ma nemmeno tanto, se tutti i proprietari si faranno certificare questi 3.500.000 di auto, di fatto si incentiverà la permanenza sulle strade di milioni di auto non adeguate agli standard di sicurezza attuali e ormai “consumate” (con maggior pericolo per gli occupanti e per gli altri a iniziare dai pedoni) ed estremamente inquinanti (sono omologate euro 0 – 1 – qualche euro 2), con al contempo un minor gettito che può arrivare fino a 400 milioni di euro. Che ricordiamo servono ai bilanci delle Regioni.
SICUREZZA
Morale, nella stessa legge finanziaria da un lato si penalizza l’ ammodernamento del parco circolante, dall’ altro si incentiva il mantenimento in vita di auto in larghissima parte solo vecchie, 5 volte meno sicure di quelle attuali ed estremamente più inquinanti, perché i motori di ultima generazione (dagli Euro 5 in poi) sia benzina sia diesel sono stati in grado di ridure le emissioni fino al 96% , a seconda del tipo di propulsione, rispetto a vent’anni fa. Una manovra contradditoria, di cui non si capisce la ratio e che rende ancora più incerto il mercato italiano con forti ripercussioni sulle vendite del nuovo, in particolare sui prodotti nazionali.
Inoltre dato il mix di vendita attuale, è presumibile che i bonus per auto nuove siano pochi rispetto ai malus con l’ effetto concreto, un paradosso che immaginiamo non voluto, che i maggior introiti per lo Stato ricavato dai malus vadano a compensare i minori introiti per favorire le auto con più di vent’anni. Un vero corto circuito, che non incentiva a sostituire ma anzi premia proprio quei mezzi che più di ogni altro dovrebbero smettere di circolare, per la salute di tutti noi.
di Savina Confaloni