La Sea Watch ora alza i toni: “Migranti ostaggi del governo”
Il caso della Sea Watch continua ad agitare la politica e il governo. I 47 migranti a bordo della nave ancorata a largo di Siracusa restano per il momento a poche miglia dal porto siciliano nell’attesa che l’Europa batta un colpo per sbloccare questo ennesimo caso che coinvolge una nave umanitaria.
Il ministro degli Interni, Matteo Salvini non fa passi indietro e tira dritto sulla linea dei porti chiusi. Il Viminale inoltre ha messo nel mirino l’equipaggio stesso della nave annunciano la possibile apertura di una indagine: “Abbiamo elementi concreti per affermare che, mettendo a rischio la vita delle persone a bordo, il comandante e l’equipaggio della ONG Sea Watch 3 abbiano disubbidito a precise indicazioni che giorni fa li invitavano a sbarcare nel porto più vicino (non in Italia!), prove che verranno messe a disposizione dell’autorità giudiziaria”, ha affermato Salvini. In questo scenario bisogna sottolineare anche il “blitz” di questa mattina che ha portato a bordo della nave tre parlamentari tra cui la forzista Stefania Prestigiacomo e Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.
Il ministro degli Interni ha reagito affermando che i parlamentari “hanno violato le leggi”. Da qui è nato un battibecco con la stessa Prestigiacomo che ha rivendicato la sua scelta. Scelta questa che resta personale come ha ribadito il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani: “La linea del partito non cambia. Una linea di fermezza contro l’immigrazione clandestina”. Fin qui i fatti di questa “calda” giornata. Ma adesso ad accendere lo scontro ci pensa proprio Sea Watch che alza i toni: “I 47 naufraghi restano ostaggio del governo e della sua barbara propaganda. Il salvataggio in mare non è un crimine, lo è prendere persone in ostaggio”, ha twittato la ong. Parole durissime che alzano e non di poco il livello dello scontro con l’esecutivo e soprattutto col Viminale. Ora è muro contro muro.
il giornale.it