Italia-Francia cugini-coltelli. La sfida è eterna
Noi e la Francia, l’Italia e loro. Le sorelle latine non si sono mai sopportate, ognuna delle due facendo la superiore.
La sapete quella delle gemelle, entrambe bellissime, che s’invidiano a vicenda e si rubano i vestiti? Il fatto è che il guardaroba comune contiene le cose più belle del mondo: dell’arte, la letteratura, la moda, il cinema, la cucina, i vini. Si chiama stile. Che è tale per predisposizione naturale e privilegio della Storia. Ma anche il genio – come Leonardo, che era italiano, ma ha portato in Francia la Gioconda – ci mette del suo.
Italia e Francia. Due terre del genio, del talento, della bellezza. E dell’inevitabile invidia. La rivalità, al di qua e al di là del Monte Bianco – che loro chiamano Mont Blanc, un dolce squisito che noi non abbiamo, e loro però da noi ordinano il tiramisù – è molto più lunga dell’arco alpino che ci separa. Dura da secoli. L’Italia fino al Seicento era talmente più grande che forniva alla Francia persino le regine o la commedia dell’arte. E la Francia, dal Seicento in poi, ormai potenza imperiale mentre noi eravamo campo di battaglia (degli altri), ha sempre trattato l’Italia come la terra del melodramma, dove era bellissimo vivere ma a patto che les italiens non si occupassero di politica. Che poi, a pensarci è strano. Napoleone, da Ajaccio, era italiano: i genitori erano di origini toscane e in casa loro non si parlava francese. Ma tant’è. Balzac e Stendhal ormai sognavano la Penisola come una landa popolata di briganti e donne voluttuose. Anche il sesso è una cartina di tornasole per rivelare differenze e affinità tra due popoli. Noi abbiamo Casanova, loro il marchese De Sade. Entrambi capolavori. È una vita che ci rubiamo le donne a vicenda. Gigi Rizzi si prese la Bardot. Vincent Cassel la Bellucci. Però Mastroianni e la Deneuve – le Bellezze della latinità – si sono amati allo spasimo.
Si dice che i francesi siano degli italiani col broncio, e gli italiani francesi che sorridono. Ed entrambi ridono delle sfortune degli altri. Che è intollerabile. Infatti anche i peggiori antiberlusconiani hanno odiato quel sorrisetto perfido di Sarkozy.
Siamo così diversi. E così uguali. Per questo ci odiamo. I francesi sono arroganti, spocchiosi, presuntuosi. Gli italiani lamentosi, orgogliosi, disfattisti. Eppure, insieme, sommando virtù e difetti, saremmo una superpotenza mondiale. Il corridoio dei pittori italiani, al Louvre, non a caso è il luogo più bello del pianeta.
La verità è che tutti gli antagonismi nascono sempre dal fatto che ognuno cerca di pescare dall’altro ciò che gli manca. Loro hanno sempre applicato all’Italia la joie de vivre che avevano perso nei secoli precedenti, quando arte e dolcezza erano appannaggio italiano, e noi abbiamo iniziato a bestemmiare contro la Francia quando abbiamo visto la loro sublime idea di Stato, invidiandone la Grandeur. Però sono le piccole cose che scatenano la gelosia. Può finire anche a zuccate, come ai Mondiali. Michel Platini è stato il più grande. Ma i suoi cugini erano di Agrate Conturbia, e alla fine ha giocato in una squadra di Torino. A proposito: ma i Savoia erano italiani o francesi? E comunque Yves Montand è solo lo pseudonimo di Ivo Livi, nato a Monsummano Terme e naturalizzato francese. Rubarsi miti ed eroi, tra cugini, è una moda. Pierre Cardin, stilista principe, è nato Pietro Costante Cardin, a Sant’Andrea di Barbarana, Treviso.
Siamo così lontani in tutto da essere vicinissimi. È anche per quello che è stato così comodo, per i Battisti e per i Negri, trovare tana nel Paese della liberté. È tutta questione di fraternité. Anche se Italia e Francia sono solo sorelle.
Luigi Mascheroni
il giornale.it