E’ il momento di dire SI al Global Compact: “migranti e rifugiati sono uguali”. La Chiesa ci prova dopo la strage.

La strage nel Mediterraneo ha scatenato le critiche nei confronti della politica del governo sui migranti.

L’ultimo esponente della Chiesa ad esporre la propria posizione è padre Camillo Ripamonti, gesuita e a capo del Centro Astalli per i rifugiati.

Commenta così la tragedia del naufragio, intervistato da Il Corriere della Sera:

“Continuiamo a ripeterlo: questi morti dovrebbero interrogare le nostre coscienze e farci chiedere se le politiche attuali sono adeguate. E invece è come se ogni morte confermasse che bisogna chiudere di più, ostacolare di più il salvataggio. Tutto questo è assurdo”.

Senza alcun dubbio contesta la chiusura dei porti voluta fortemente dal ministro della Lega Salvini:

“I fatti di queste settimane e mesi, purtroppo, dimostrano il contrario. Le persone continuano a partire, trovano vie diverse, se non è il Mediterraneo centrale è quello orientale. Anche con i porti chiusi i trafficanti proseguono il loro lavoro, e le persone muoiono. Bisognerebbe interrogarsi sull’efficacia delle politiche che bloccano i flussi e ostacolano il salvataggio”.

Ed interrogato sulla presenza dei 47 migranti a bordo della Sea Watch 3 ha continuato:

“È inaccettabile. Con le persone non si fanno bracci di ferro. Le persone vanno salvate, punto. Ci si confronta sui tavoli e non sulla pelle degli esseri umani. Non si possono usare naufraghi e morti per sostenere le proprie idee o aprire varchi nelle politiche internazionali”.

E così la sua voglia di far valere i principi del Global Compact:

“Andrebbe ripensata tutta la politica dei singoli Stati e dell’Unione europea. Il fenomeno migratorio è strutturale e complesso. Diventa sempre più difficile distinguere fra migrante economico e di guerra, le situazioni sono mescolate. Per questo la Santa Sede ha proposto di accomunare migranti e rifugiati. Il Global compact ha dimostrato che occorre regolamentare le migrazioni attraverso la partecipazione di tutti, coordinarsi. Gli strumenti ci sarebbero. Quello che manca è il coraggio politico”.

Fonte: IlGiornale

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