Oggi il Tricolore compie 222 anni: la storia della nostra bandiera
“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Per i più avvezzi al diritto costituzionale, è l’articolo 12 della nostra Carta fondamentale.
Non è un caso che tra i principi fondamentali della Costituzione trovi posto anche la disposizione relativa al vessillo ufficiale della Repubblica, uno dei suoi simboli principali, che oggi compie la bellezza di 222 anni. Non tutti conoscono la sua storia, iniziata quasi per caso un lontano giorno di fine Settecento.
Per la precisione il 7 gennaio 1797, quando i rappresentanti delle città di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara – riuniti in Congresso a Reggio – proclamarono il tricolore bianco, rosso e verde come vessillo della Repubblica Cispadana, il nuovo Stato nato sotto la protezione dell’esercito francese. A differenza di oggi, il vessillo della neonata Repubblica aveva i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il verde in basso. Al centro era raffigurato il turcasso o faretra con quattro frecce, a simboleggiare l’unione dei quattro popoli che aderivano alla Repubblica, mentre ai lati erano poste le iniziali R ed S. A “inventarla” era stato Giuseppe Compagnoni, un letterato e giornalista di Lugo che fin da giovane aveva aderito all’Illuminismo. La bandiera a bande orizzontali fu adottata anche dalla Repubblica Cisalpina, nata dall’aggregazione delle Repubbliche Cispadana e Transpadana, ma un decreto dell’11 maggi 1798 stabilì che il vessillo dovesse avere tre bande con gli stessi colori, ma verticali.
Dopo la caduta di Napoleone, il Tricolore entrò per decenni in clandestinità. Tornò in auge in occasione dei moti indipendentisti che scoppiarono nella penisola italiana tra il 1821 e il 1848, quandò sventolò a Milano durante le celeberrime Cinque Giornate. Nello stesso anno, l’8 maggio, fu il Regno di Sardegna ad adottarlo ufficialmente come bandiera nazionale – con lo stemma sabaudo – e fu innalzato per la prima volta sopra Palazzo Madama, a Torino. Poi il vessillo tricolore fu adottato anche da altri Stati, per poi essere abbandonato in favore delle vecchie bandiere. Ma il destino del Tricolore come simbolo dell’Italia era segnato e infatti, con la nascita del Regno d’Italia, il 17 marzo 1861, la bandiera verde, bianca e rossa fu adottata da Re Vittorio Emanuele II. Durante la seconda guerra mondiale, il Tricolore fu riadattato dal Comitato di Liberazione e dalla Repubblica sociale. Nel primo caso, lo stemma dei Savoia fu sostituito da una stella a cinque punte con dentro la sigla CLN, nell’altro un’aquila imperiale romana. Quindi, con la nascita della Repubblica, si giunse all’ultima rivisitazione: dalla banda bianca, via per sempre lo scudo sabaudo.
In occasione del 222esimo compleanno del Tricolore, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiarato che in esso “gli Utaliani hanno sempre visto riflettersi la loro storia comune. La bandiera è un testimone che viene passato di generazione in generazione per riaffermare i valori della nostra identità in un contesto internazionale che ci vede, raccolti nella comune casa europea, fermi sostenitori della pace e della cooperazione fra le genti. Da Reggio Emilia – ha aggiunto Mattarella – la nostra bandiera è stata il testimone di tutti gli avvenimenti che hanno segnato il Risorgimento e la conquista dell’Unità d’Italia, sino alla Repubblica. Un cammino distinto da momenti di grande entusiasmo e anche da terribili sofferenze, superate con la tenacia, la caparbietà e l’eroismo di un popolo che – ha concluso – non ha mai rinunciato a voler dare ai propri figli un futuro migliore”. Sulla stessa linea la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, a Reggio Emilia per le celebrazioni del 222esimo anniversario della nascita del Tricolore. “Un cammino certamente non semplice, fatto di lotte e conquiste, sacrifici e martirii, un cammino – ha sottolineato – che oggi ci consegna l’Italia così come la conosciamo: libera, democratica, solidale”.
A celebrare la bandiera italiana, infine, anche il presidente della Camera, Roberto Fico. Il quale, però, ha pensato bene di renderla “buonista”. Infatti, per l’esponente del Movimento 5 Stelle, il Tricolore rappresenta “un Paese capace di costruire ponti e non muri, di essere un interlocutore internazionale credibile e autorevole. Capace di contribuire, in un’ottica di cooperazione europea, alle sfide del nostro tempo. Di questi ideali il Tricolore è e dovrà essere sempre più simbolo”.
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